Le restrizioni anti Covid fanno imbufalire il Mio: «Sono il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola»

Il Movimento Imprese Ospitalità (Mio) ha preso posizione contro le nuove chiusure decise dal governo per contenere l’epidemia di coronavirus: «Sono il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola».
Salvatore Bongiovanni
Salvatore Bongiovanni

Le nuove prescrizioni al vaglio del governo in vista del possibile riavvio con le modalità tradizionali delle attività di ristorazione dopo le feste pasquali, con la prospettiva di un incremento della distanza interpersonale da uno a due metri, considerata la crescita del numero dei contagi prodotta dalle varianti del coronavirus, hanno mandato su tutte le furie il Movimento Imprese Ospitalità, meglio conosciuto con l’acronimo di Mio, che ha preso posizione con il suo presidente nazionale Paolo Bianchini e con il suo delegato per la Lombardia Salvatore Bongiovanni, titolare di un esercizio pubblico nel centro di Seregno.

«L’applicazione di queste deliranti misure – hanno commentato i due – rappresenterà il funerale del comparto dell’ospitalità a tavola». Bianchini e Bongiovanni hanno quindi proseguito: «Se una cosa abbiamo imparato in questo ultimo anno, è la certezza dell’incertezza. Sul Covid e sulle relative misure di contenimento, abbiamo sentito tutto ed il suo contrario. Di fatto, siamo tornati al punto di partenza, visto che i nostri rappresentanti istituzionali ci stanno facendo rivivere il marzo del 2020, con l’aggiunta di ulteriori limitazioni». Ma c’è di più: «La raccomandazione di Inail, Istituto superiore di sanità, ministero della Salute ed Aifa è che quando si mangia insieme, o si tornerà a mangiare insieme, ad esempio al ristorante o al bar, si dovrà mantenere la distanza di due metri, a causa delle varianti del virus. Come se fosse possibile dilatare gli spazi ed allungare i tavoli a piacimento. Bene, la politica, da cui siamo in paziente attesa di un cambio di passo, spieghi come queste infauste raccomandazioni siano compatibili con l’attività di ristorazione, cioè col 30 per cento del prodotto interno lordo della nazione, tanto vale il settore Horeca, che comprende hotel, ristoranti e bar».