Le mafie a Monza e Brianza: “Spiccata vocazione delle cosche a infiltrare il mondo imprenditoriale”

Monza e Brianza nella relazione semestrale della Direzione nazionale antimafia: le nuove generazioni attive nelle cosche, il mercato della droga, il basso profilo in Lombardia e la vocazione a infiltrare il mondo imprenditoriale.
Dia Direzione investigativa antimafia immagini generiche da video istituzionale su sito Dia
Dia Direzione investigativa antimafia immagini generiche da video istituzionale su sito Dia

La Lombardia come piattaforma di proiezione sul piano internazionale: ecco come le mafie si radicano nel territorio allacciando rapporti e consolidando le capacità economiche. Lo dice la relazione semestrale Direzione nazionale antimafia analizzando quando successo in tutta Italia tra gennaio e giugno dello scorso anno.

In un territorio in cui il rapporto della Banca d’Italia su “L’economia della Lombardia” sottolinea l’ulteriore crescita economica della regione, “evidenziando non solo l’aumento del prodotto interno lordo (circa l’1,4 per cento) ma anche l’aumento delle attività grazie all’espansione degli investimenti delle imprese, delle esportazioni e dei consumi delle famiglie”. Per la Dia è “ in questo florido contesto economico che le mafie hanno, negli ultimi decenni, attecchito e proliferato. Superata la stagione dei vecchi collaboratori di giustizia – compresa tra la fine degli anni ‘80 e gran parte degli anni ’90 – ed esaurita la relativa fase giurisdizionale che ha inferto alle consorterie duri colpi, i gruppi criminali storici operanti in Lombardia vedono ora operare, tra le loro file, le nuove generazioni”.

Non si tratta nella maggior parte dei casi di violenza per il controllo del territorio, spiega la direzione: in Lombardia i “sodalizi organizzati più evoluti prediligono ormai da tempo una strategia di basso profilo, raramente palesando connotazioni militari ed utilizzando la violenza solo come risorsa aggiuntiva. Questa diventa, infatti, funzionale più al mantenimento delle posizioni economiche acquisite, che al controllo del territorio e all’assoggettamento delle vittime. Tali strategie, che si caratterizzano per il forte mimetismo, risultano per questo ancor più pericolose e soprattutto di difficile individuazione”.

E ancora: “Resta sempre elevato l’interesse delle cosche verso il narcotraffico, sebbene le indagini degli ultimi anni continuino a dar conto della spiccata vocazione ad infiltrare il mondo imprenditoriale”.

E allora gli imprenditori, che a seconda dei casi sono collusi o vittime, rischiano di essere coinvolti perché le mafie dispongono della liquidità necessaria per diventare “un’allettante opportunità imprenditoriale”. E allora i giri di denaro per formare i fondi neri e le risorse ricavate dai tassi usurari dei prestiti, ma “tali modalità, al pari di altre, creano un doppio vincolo, dove opportunità e asservimento all’organizzazione mafiosa diventano legami difficili da recidere. Con l’avvio di tale rapporto di scambio (quasi mai paritetico), infatti, il gruppo mafioso pretende in cambio prestazioni e servizi, che si collocano su una sottile linea di confine tra lecito e illecito”.

In Lombardia la magistratura ha registrato la presenza di venticinque locali di ’ndrangheta:nel Milanese (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro – Legnano), a Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo).

“Sebbene meno visibile nel territorio regionale, la criminalità organizzata siciliana non è da ritenersi meno influente di quella calabrese, per importanza e per capacità di penetrazione. Analoghe considerazioni valgono per la criminalità organizzata campana nel territorio lombardo; quella pugliese, invece, che in Lombardia manifesta livelli di infiltrazione marginali, risulta attiva prevalentemente nel traffico di stupefacenti e di armi, nonché nella realizzazione di reati il patrimonio, soprattutto in forma di pendolarismo”.

La maggior parte della ricchezza delle mafie arriva ancora dagli stupefacenti come “primario canale di finanziamento”, come ribadito anche dalla Direzione centrale per i servizi antidroga, secondo la quale “nel 2018 in Lombardia è stato registrato il 16,02% delle operazioni antidroga svolte sul territorio nazionale, il 7,21 % delle sostanze sequestrate (kg) e il 14,05% delle persone segnalate all’Autorità Giudiziaria…In provincia di Milano è stato registrato il 59,20% delle operazioni antidroga svolte sul territorio nazionale”.

Tra i diversi episodi specifici sul territorio di Monza e Brianza la relazione ricorda per esempio le operazioni contro la ’ndrangheta e in particolare “alcuni esponenti di spicco della famiglia Mancuso di Limbadi (VV) – alcuni dei quali radicati in Lombardia, nelle province di Monza Brianza e Como – operanti tra Italia, Colombia, Venezuela, Repubblica Dominicana, Spagna, Olanda e Marocco. Questi avrebbero importato direttamente dai luoghi di produzione, e commercializzato sulle varie piazze di spaccio, ingenti quantitativi di cocaina ed hashish. Già nel mese di marzo del 2018 era stato individuato a Milano un deposito nel quale era occultati kg. 430 di hashish, di provenienza marocchina, e una pistola”.

Sul fronte di Cosa nostra “sono intervenuti, nel semestre, gli esiti giudiziari di importanti inchieste degli ultimi anni. Ad esempio, il 15 gennaio 2019, il Tribunale Ordinario di Milano ha condannato 11 soggetti, in relazione alla tranche dell’operazione Security, riguardante reati fiscali commessi dagli associati, già condannati, nel novembre 2018, per reati associativi aggravati dalla finalità di agevolare la famiglia catanese dei Laudani-Mussì e Ficurinia. La sentenza ha, altresì,condannato per illeciti amministrativi, ai sensi della legge n. 231/2001, cinque società con sede a Milano e provincia, a Monza e a Novara attive nel settore della vigilanza privata e della logistica, disponendo, per tutte, la confisca del profitto del reato”.