Latitante fantasma arrestato a Usmate Velate: era ricercato per un omicidio del ’97

Era ricercato da vent’anni per un omicidio commesso in Albania, è stato arrestato nei giorni scorsi a Usmate Velate. Dove ha vissuto negli ultimi undici anni, praticamente nell’anonimato e invisibile. Ma a due passi dal fratello, con una compagna e due figli giovani. È una storia da romanzo quella su cui la polizia di Stato ha scritto la parola fine dopo un mese di indagini.
Era latitante da vent’anni, è stato arrestato a Usmate Velate dove viveva da undici anni
Era latitante da vent’anni, è stato arrestato a Usmate Velate dove viveva da undici anni Archivio

Era ricercato da quasi vent’anni per un omicidio commesso in Albania, è stato arrestato nei giorni scorsi a Usmate Velate. Dove ha vissuto negli ultimi undici anni, praticamente nell’anonimato e invisibile. Ma a due passi dal fratello, con una compagna e due figli giovani. È una storia da romanzo quella su cui la polizia di Stato ha scritto la parola fine dopo un mese di indagini.

Tutto è partito a metà settembre con una nota del Servizio per la Cooperazione Internazionale della Polizia criminale, dopo che le ricerche del 45enne Arben D., condannato a 22 anni di carcere in Albania per omicidio premeditato, erano state estese a livello internazionale. Un omicidio commesso nell’agosto del ’97 secondo un sistema delle vendette di sangue.

C’erano motivi per credere che il ricercato fosse a Usmate, dove vive il fratello. Gli investigatori hanno allora proceduto un passo alla volta e sono partiti da un censimento della comunità albanese residente nel paese, ipotizzando che il latitante potesse vivere in Italia con una falsa identità, una vita regolare e nuove generalità. Anche se totalmente sconosciuto sia alle istituzioni sia alla banca dati delle forze dell’ordine. E apparentemente senza rapporti con la sua famiglia.

La svolta grazie a una donna. Una cittadina albanese residente non lontano da fratello dell’uomo, nubile all’anagrafe, madre single di due bimbi di 8 e 5 anni. Anche in questo caso, nessun legame apparente tra le due famiglie.

Ulteriori indagini però hanno permesso di far scoprire un suo vecchio numero di telefono intestato al fratello del ricercato. Eccolo il punto di contatto.

I sospetti hanno cominciato a prendere forma grazie ad altri indizi: per esempio la somiglianza tra il ragazzino di 5 anni e l’unica foto conosciuta di Arben, quella segnaletica inserita nel sito dell’Interpol.

Un uomo comunque sempre invisibile. Forse il compagno della donna e padre dei suoi figli, ma mai al suo fianco, mai presente nelle foto pubblicate sui social network e neppure conosciuto dai vicini in una cittadina che non è certo una metropoli.

Arben il fantasma si è palesato il 20 ottobre: i poliziotti lo hanno visto uscire finalmente dal portone della palazzina dove abitano la donna e i bambini. Il riconoscimento è stato facile: gli investigatori hanno aggiunto una ventina d’anni alla foto in loro possesso e si sono trovati di fronte quello stesso uomo.

La sua latitanza è finita lì, dopo diciannove anni di cui undici trascorsi nella Brianza vimercatese. Alla polizia ha mostrato i documenti con un altro nome che fino a quel momento non gli aveva procurato altri guai, se non una denuncia per clandestinità dopo un controllo.
In casa invece sono state trovate tutte le foto scattate nel corso di una vita insieme alla compagna e ai figli. Quelle stampate su carta e mai pubblicate su facebook.

Ora dovrà scontare una pena di 22 anni per l’omicidio del 1997 commesso secondo le “regole” del codice del Kanun “che fissa in maniera rigorosa il diritto di vendicare l’uccisione di un proprio familiare, colpendo fino al terzo grado i parenti maschi dell’assassino purché sopra gli 11 anni”, è emerso da ambienti investigativi. Anche per questo motivo Arben non ha dato il proprio cognome ai figli. Un fantasma anche per amore.