La nuova mappa della sanità a Monza e Brianza: che cosa saranno (e dove) le future “case della salute”

Sul Cittadino la bozza di organizzazione che è stata redatta in questi mesi dai tecnici Ats con i sindaci e con le aziende ospedaliere per rispondere alla “geografia” prevista dalla legge Moratti: il testo definitivo dovrà essere presentato entro novembre.
Monza Ospedale san Gerardo via Solferino
Monza Ospedale san Gerardo via Solferino Fabrizio Radaelli

Ospiteranno medici di base, specialisti, infermieri e assistenti sociali le case della salute che entro il 2026 apriranno i battenti in tutta Italia: costituiranno la risposta delle istituzioni all’implosione della medicina territoriale che a partire dalla Lombardia, salvo qualche eccezione, lo scorso anno si è dissolta nel giro di poche settimane con il deflagrare della pandemia di Covid-19. In regione saranno 216, una ogni 50.000 abitanti, ma dovrebbero raddoppiare nel giro di un biennio: in Brianza, secondo una bozza redatta dai tecnici di Ats e delle aziende ospedaliere in collaborazione con i sindaci, dovrebbero essere 18.

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La piantina è stata disegnata nel corso di alcuni incontri avviati la scorsa primavera e dovrebbe essere perfezionata nelle prossime settimane: il territorio dovrà, a quel punto, presentare la proposta in Regione che, a sua volta, dovrà approvarla entro novembre per poi inviarla a Roma entro l’inizio di dicembre per ottenere i finanziamenti necessari. I poli saranno, infatti, allestiti con 7 miliardi di euro attinti dal Pnrr e ciascuna struttura potrà, in media, contare su 1,5 milioni per l’adeguamento dei locali e la retribuzione del personale.

La cartina provvisoria prevede tre case della salute a Monza, di cui una all’Ospedale Vecchio e una seconda al confine con Villasanta. Nello stesso ambito sociosanitario ne sorgerà una quarta a Brugherio, presumibilmente nel poliambulatorio di viale Lombardia. Nel distretto di Carate Brianza saranno tre: al poliambulatorio di via Bernasconi a Lissone, in quello di Besana e a Macherio mentre dovrebbero essere quattro nell’ambito di Desio: oltre che a Desio potrebbero aprire a Cesano Maderno, a Nova Milanese e a Limbiate.

Nella zona di Seregno dovrebbero essere collocate all’ex ospedale Trabattoni di Seregno, a Lentate sul Seveso e a Meda mentre nel vimercatese potrebbero trovare spazio all’ex ospedale di Vimercate, ad Agrate, ad Arcore e all’ex sanatorio di Ornago: quest’ultima collocazione potrebbe, però, essere scartata in quanto assorbirebbe ingenti risorse per la sua sistemazione e non sarebbe facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici.

«Le case della salute – afferma il sindaco di Lissone Concettina Monguzzi – dovrebbero consentire di avere una sanità più vicina ai cittadini e rendere più facile la presa in carico da parte dei medici dei pazienti dimessi dagli ospedali. La presenza degli assistenti sociali permetterà di integrare i bisogni sanitari e quelli psicosociali».

La presenza sia di team di dottori di famiglia che di specialisti dovrebbe evitare, come successo in moltissimi casi durante la pandemia, che i malati e gli anziani rimangano isolati nelle loro case senza essere visitati. L’infermiere dovrebbe garantire le medicazioni anche a domicilio e le singole strutture dovrebbero, inoltre, essere dotate degli strumenti necessari a effettuare alcune tipologie di esami tra cui radiografie ed ecografie.

«La pianificazione dei centri – commenta il consigliere regionale pentastellato Marco Fumagalli – richiede un lavoro complesso in quanto le case della salute dovranno essere modellate sia sulla base dei bisogni delle comunità che della disponibilità dei professionisti. Si dovrà, tra l’altro, evitare che la gente intasi il pronto soccorso per piccoli problemi, risolvibili in ambulatorio».

La futura mappa della sanità territoriale sarà completata dagli ospedali di comunità in cui saranno effettuati gli interventi chirurgici più semplici e saranno ricoverati i pazienti cronici non gravi: quasi certo che sarà convertito alle nuove funzioni il presidio di Giussano.