Influenza in attesa del vero picco: a Monza casi in aumento, ospedale pronto

Il picco è atteso dopo l’Epifania, in realtà fino alla fine di gennaio. Ma anche se deve ancora arrivare, l’influenza negli ultimi giorni ha cominciato a colpire in maniera significativa anche Monza e Brianza: in crescita gli accessi al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo. La struttura è pronta all’emergenza.
Il virus influenzale sta colpendo soprattutto i bambini
Il virus influenzale sta colpendo soprattutto i bambini Roberto Genuardi

Il picco è atteso dopo l’Epifania, in realtà fino alla fine di gennaio. Ma anche se deve ancora arrivare, l’influenza in Italia ha già cominciato a colpire dalla metà di dicembre, quando è stato superato il valore soglia che segna l’inizio dell’epidemia (2,57 casi per mille assistiti).

E negli ultimi giorni in maniera significativa anche a Monza, dove i numeri degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo hanno cominciato a crescere: dal giorno della vigilia di Natale (194 accessi) è rilevante il numero di pazienti che si rivolgono al pronto soccorso per sintomatologia influenzale, ma anche quello dei ricoveri per complicanze respiratorie. Finora la soglia di 200 accessi alle aree Internistica e Pediatrica è stata superata a Natale (207) e il 30 dicembre (211) per un trend in crescita. In tutto invece sono 1,4 milioni gli italiani colpiti finora, di cui 387mila nella settimana tra il 18 e 24 dicembre. Lo ha segnalato l’ultimo bollettino Influnet dell’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblicato alla fine dell’anno.

«Abbiamo attivato martedì dieci letti programmati nel piano di emergenza influenzale. Al momento non abbiamo segnalazioni di particolari criticità, quello che abbiamo programmato sta funzionando», commenta il direttore generale dell’Asst San Gerardo Matteo Stocco.

Intanto l’affollamento dei pronto soccorso di Monza e Brianza, ma anche di Milano e Lombardia, può essere monitorato anche dagli utenti con l’app “Salutile” lanciata diversi mesi fa da Regione Lombardia (qui la presentazione e come scaricarla)

Nel 2017 il picco in Brianza era arrivato intorno all’11 gennaio con aumento del 30% degli accessi giornalieri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, picchi di 400 al San Gerardo e attivazione del piano di emergenza sia a Monza che a Vimercate.

Un salto in avanti di dodici mesi. Quest’anno l’aumento generale è stato brusco a partire dall’inizio di dicembre, tanto che da 2,6 casi si è passati a 4,26 la settimana seguente e ora a 6,39. Il picco di casi finora si ha sotto i cinque anni e nella fascia d’età tra i 5 e 14 anni. Più contenuti i valori nelle fasce più adulte. E, sempre per quanto osservato dall’Iss, l’andamento sembra ricalcare quello della stagione scorsa. La causa dei malesseri però non è solamente l’influenza vera e propria, in giro ci sono ancora i virus “cugini”.

«Attualmente, oltre ai primi casi di influenza conclamata, stiamo assistendo, principalmente, alla circolazione di forme parainfluenzali, causate da uno dei 262 virus diversi che hanno sintomi meno pesanti dell’influenza stagionale, ma che sono ugualmente debilitanti», ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, direttore sanitario IRCCS Galeazzi di Milano e membro dell’Osservatorio Influenza di cui fa parte anche il monzese Giorgio Annoni .

Secondo le prime rilevazioni fatte dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), stanno circolando i virus già presenti nella passata stagione influenzale (A(H3N2) e B/Yamagata viruses). Una buona parte della popolazione dovrebbe essere già protetta e anche il vaccino dovrebbe offrire buona copertura. “Tuttavia non è ancora possibile fare previsioni sull’intensità o sul picco dell’epidemia influenzale in Europa, nè si può escludere la comparsa di varianti del virus, che possono avere conseguenze per gli anziani”, fa sapere l’Iss.

Il picco di influenza non è ancora arrivato, ma come riconoscerla? La “vera” influenza presenta in contemporanea “febbre elevata (più di 38 gradi) a esordio brusco, sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola”. Per le altre patologie dei mesi invernali si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali.

La terapia dell’influenza è mirata in primo luogo ad alleviare i sintomi, dicono ancora gli esperti, e per questo si ricorre “a farmaci sintomatici che agiscono abbassando la temperatura corporea, alleviando il dolore e permettendo una respirazione libera da ostruzioni”. Sono utili il riposo a letto, un’adeguata idratazione e l’umidificazione degli ambienti.

I consigli per difendersi? I più comuni: lavarsi spesso le mani, coprire la bocca quando si tossisce o si starnutisce, assumere vitamina C, idratarsi se sale la febbre e rimanere a casa nei primi giorni di malattia. E poi vaccinarsi. Perché se l’influenza è una malattia che la maggior parte della popolazione supera subendo qualche giorno di fastidio (più o meno doloroso), ci sono categorie fragili che hanno bisogno di tutelarsi. Sono gli over 65, i bambini piccoli, coloro che sono affetti da patologie croniche respiratorie o cardiache.