Il Popolo della Famiglia contro la zona arancione e Draghi: «Nessun cambio di passo rispetto al governo Conte»

«Questa classificazione non riconosce gli sforzi dei cittadini lombardi – commenta Andrea Cavaneghi, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia -. Non sarebbe meglio pensare a lockdown più mirati per le zone veramente in difficoltà»
Da sinistra Pino Arena, Sandro Belli, Andrea Cavenaghi e Mariella Desio
Da sinistra Sandro Belli, Andrea Cavenaghi

Anche il Popolo della Famiglia Lombardia dice la sua sull’imminente ingresso della regione in fascia arancione. «Questa classificazione non riconosce gli sforzi dei cittadini lombardi – commenta Andrea Cavaneghi, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia -. Non sarebbe meglio pensare a lockdown più mirati per le zone veramente in difficoltà, senza bloccare un’intera regione».

Un cambio cromatico che comporterà nuove chiusure, in particolare di bar e ristoranti che potranno lavorare solo con l’asporto. «Questo continuo e immotivato cambio di colore – continua Cavenaghi – mina la serenità dei cittadini tanto quanto la pandemia, e non consente una programmazione adeguata a costruire una ripresa economica sempre più necessaria per evitare un tracollo economico ormai prossimo, se non già presente. I ristori tardano ad arrivare e molte attività non riusciranno ad aprire».

Poi un’ultima stoccata al neonato governo di Mario Draghi. «Ci è stato presentato come il governo dei migliori, ma non abbiamo visto un cambio di passo rispetto al governo Conte. Il ministro della Salute è sempre lo stesso, sicuri che non ci fosse di meglio?».