Emergenza immigrazione, l’appello del papa all’accoglienza: la risposta di Monza e Brianza

Un appello diretto, forte, di Papa Francesco a tutte le parrocchie e i fedeli per mettere a disposizione spazi di accoglienza per i profughi. Ecco come hanno risposto Monza e la Brianza.
Papa Francesco incontra alcuni profughi
Papa Francesco incontra alcuni profughi

Un appello diretto, forte, di Papa Francesco a tutte le parrocchie e i fedeli per mettere a disposizione spazi di accoglienza per i profughi. «Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura».

Le parole di Papa Bergoglio per chiedere, anche in vista del Giubileo della Misericordia che prenderà il via il prossimo mese di dicembre, un impegno concreto a Chiesa e fedeli per affrontare il dramma dei profughi e delle famiglie in fuga dalla guerra.

La Brianza, di fatto, è già in movimento per rispondere all’appello del pontefice. Anzi, sono diverse le realtà parrocchiali o legate a ordini religiosi che hanno anticipato la richiesta di Bergoglio, con esempi di accoglienza voluti, cercati e realizzati ormai da tempo. Un intervento che viene ora sollecitato a tutte le parrocchie, d’Italia e d’Europa: «Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa – la richiesta del Papa – ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Misericordia è il secondo nome dell’Amore».

Il modello in Brianza c’è già e sembra funzionare, pur richiedendo un impegno notevole. A Cesano Maderno da un anno la comunità pastorale di Pentecoste ha accolto 16 ragazzi nigeriani nel “Giardino della Carità”, creato negli spazi dell’ex oratorio femminile. I giovani richiedenti asilo, oltre a seguire corsi di italiano, prendono parte a diverse attività della comunità: c’è chi canta nel coro della parrocchia, chi gioca a calcio nella società dell’oratorio di Binzago e chi aiuta da volontario nella sala della comunità. Un’accoglienza, dunque, come avvenuto in tante altre strutture diocesane anche a Milano e in provincia, che funziona nel lungo periodo e che cammina di pari passo con una reale integrazione, o per lo meno con il tentativo di attuarla concretamente.

«La generosità da sola non basta, noi ci siamo appoggiati all’esperienza professionale del Consorzio comunità Brianza e della Caritas, realtà che hanno le competenze tecniche che hanno permesso alla nostra comunità di liberare la generosità della parrocchia», ha commentato don Flavio Riva.

C’è poi l’esempio di Brugherio dove, nell’ex asilo delle suore di Maria Bambina la parrocchia ha concesso l’utilizzo di spazi per una ventina di profughi, in arrivo da Senegal e Nigeria. A Monza è invece la cooperativa Novo Millennio, realtà legata alla Caritas decanale, ad aver messo a disposizione uno spazio per cinque persone, in viale Europa.
E proprio di accoglienza la scorsa settimana ha discusso la giunta dei sacerdoti guidata dall’arciprete, monsignor Silvano Provasi.
«Non possiamo più rimandare . Il fatto che si tratti di famiglie e non gruppi numerosi genererà più serenità anche nei parrocchiani. Dobbiamo offrire un luogo vicino alla parrocchia dove possano davvero sentirsi inseriti in una comunità».

«È nostro dovere accogliere uomini e donne, qualunque religione professino. Poi se dovessero emergere dubbi e perplessità in merito, sarà mio compito ascoltare tutti», ha fatto eco don Giuseppe Barzaghi della comunità pastorale Santi quattro evangelisti.

A Seregno sono gli ordini religiosi ad aver accolto i richiedenti asilo. La comunità religiosa che gestisce il Piccolo Cottolengo don Orione, in via Verdi, dal 2014 ha allestito spazi per l’ospitalità dei profughi. Oggi sono 22 i giovani, tutti uomini, presenti nella struttura. Arrivano da Senegal, Gambia, Nigeria. Una sfida di solidarietà che risponde al carisma orionino. I giovani accolti imparano l’italiano e danno una mano alle attività del centro, tra la residenza per anziani e la struttura che ospita disabili. Sempre a Seregno hanno aperto le loro porte le suore Figlie della carità dell’Istituto Pozzi, dove attualmente sono ospitate tre ragazze.

Ma le possibilità sono al limite. «La prefettura di Monza ci ha coinvolto nei giorni scorsi con un nuovo bando per 450 posti per nuove emergenze – ha riferito Paolo Favari, responsabile della struttura orionina – ma noi non abbiamo più spazi. Stiamo pensando di istruire i primi arrivati a essere autonomi e dare loro un’altra sistemazione per poter ospitare in futuro altri migranti. Le persone da noi vanno tutti i giorni a scuola, ci hanno chiesto di ospitare dei siriani ma occorrono delle persone specializzate per loro che arrivano da un clima di guerra».

Apertura anche da Giussano: nessuno spazio comunale è disponibile (ma sindaco e amministrazione appoggiano l’appello del papa), mentre una famiglia potrebbe essere ospitata in parrocchia.

L’appello papale è arrivato nei giorni in cui la Diocesi di Milano ha messo a disposizione altri 130 spazi per l’accoglienza diffusa. Tra questi Villa Sacro Cuore a Triuggio, dove c’è l’impegno per allestire nel più breve tempo possibile spazi destinati a due famiglie di rifugiati. Ad oggi sono 28 i centri di accoglienza in tutta la Diocesi ambrosiana gestiti da Caritas ambrosiana in convenzione con le prefetture, per un totale di 456 posti.
In questi giorni altri profughi verranno accolti nelle nuove strutture della Diocesi già individuate e in quelle che reperiranno i parroci. Saranno migranti richiedenti asilo che hanno il diritto di soggiornare in Italia fino a quando la loro richiesta di protezione non viene esaminata. I progetti di accoglienza dureranno di norma 24 mesi.

L’arcivescovo Angelo Scola ha lanciato nei giorni scorsi l’appello a tutte le parrocchie per mettere a disposizione spazi. Anche sulla base delle esperienze positive già attuate: «Alle comunità è chiesto di lasciarsi provocare dai bisogni di questi nostri fratelli migranti. Tali gesti di generosità sono occasioni preziose per esprimere nella pratica la dimensione culturale della fede che ci chiede di esprimere, in ogni gesto della nostra esistenza, gli stessi sentimenti di Cristo».
L’arcivescovo è andato anche oltre, lanciando un appello ulteriore in riferimento alle regole che normano l’accoglienza, soprattutto per le tempistiche e per l’integrazione: «Domando un passo in avanti sulle leggi e le regole per rendere sempre più dignitosa e costruttiva la loro permanenza nelle nostre realtà».

«Perché i tempi per il rilascio dei documenti dovuti – continua il cardinale Scola – sono spesso così lunghi? Perché non si può permettere che i migranti ospiti, su base volontaria, possano partecipare con il loro lavoro alle esigenze della comunità? Così questo sforzo per l’accoglienza e le riflessioni serie che entro le comunità cristiane e la società civile nasceranno saranno occasione di educazione nella fede e di edificazione di vita buona».

Dopo gli appelli, in questi giorni, sono anche altre le realtà in Brianza che stanno vagliando la disponibilità di spazi per un’ulteriore accoglienza che però, certamente, in parrocchie e oratori necessita di valutazioni e tempo per divenire operativa.

Intanto a Macherio quattro cittadini pakistani sono diventati cittadini benemeriti. «I profughi a Macherio sono una risorsa» ha detto il sindaco Mariarosa Redaelli. In paese è in corso un progetto di integrazione sul territorio e 11 cittadini pakistani sono ospitati in una casa privata lavorando attivamente alla vita del Comune coordinati nei compiti dall’ufficio tecnico e dai Servizi sociali con la cooperativa Meta. Per questo impegno a quattro di loro è stata riconosciuta la benemerenza civica.

Ad Agrate Brianza invece c’è uno degli hub provinciali finito sotto i riflettori (e nella polemica) perché dall’ultimo sopralluogo è risultato sovraffolato con i suoi 140 ospiti. «La gestione del sito è stata da poco affidata alla Croce rossa che collabora ancora col Consorzio Comunità Brianza – ha spiegato l’assessore ai servizi sociali agratese, Carmen Collia – Un cambiamento dettato dal fatto che la cooperativa aveva superato il limite massimo di profughi da gestire su tutto il territorio (580 persone) e c’era bisogno di un ulteriore supporto». In arrivo incontri e convegni informativi per la popolazione.
«Mi sto muovendo per capire se verranno aperti altri due hub in Brianza, perché onestamente 140 profughi sono tanti per Agrate e ci piacerebbe ridurre questo numero», ha commentato il sindaco Ezio Colombo.