Covid, Draghi: «Vaccini decisivi anche per programmare riaperture»

Una conferenza stampa convocata senza ordine del giorno ma per rispondere alla domande: la campagna vaccinale è decisiva per uscire dall’emergenza sanitaria e prevedere riaperture.
Presidente del Consiglio Mario Draghi - governo.it
Presidente del Consiglio Mario Draghi – governo.it

Una conferenza stampa convocata senza ordine del giorno ma per rispondere alla domande e per ribadire che la campagna vaccinale è decisiva per uscire dall’emergenza sanitaria e che l’obiettivo è raggiungibile secondo il programma che prevede la vaccinazione della popolazione più anziana e fragile.

“La disponibilità di vaccini non è calata, i numeri sono come prima di Pasqua, sta risalendo secondo il trend previsto. Non ho dubbio sul fatto che gli obiettivi vengano raggiunti”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, giovedì sera a Palazzo Chigi.

“Il 30 aprile è la data di scadenza del periodo previsto nell’ultimo decreto per le misure anti contagio da Covid, ma lì si dice anche che qualora l’andamento delle vaccinazioni e dei contagi mostrasse la possibilità, si possono riconsiderare le cose anche prima. Il governo sta lavorando su tutto questo. Avere date significa conoscere esattamente i parametri rilevanti a una certa data. In tutto questo c’è la volontà del governo di vedere le prossime settimane come di riaperture non di chiusure”.

“Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili? Ad aprile, si potranno vaccinare tutti gli ultraottantenni e gran parte dei settantenni: l’obiettivo di 500mila dosi al giorno è ancora alla portata. Ci sarà una direttiva di Figliuolo sulle vaccinazioni delle persone fragili e poi vedremo come inserire con i ministri il parametro delle vaccinazioni delle categorie a rischio tra i parametri che si usano per autorizzare le riaperture. Pensate quant’è importante soprattutto per la riapertura delle scuole, soprattutto per quelle dei più grandi: uno dei criteri per chiudere era che tornavano a casa e contagiavano i nonni”.

“La pandemia ha reso chiare le nostre debolezze infrastrutturali, non è un caso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sia orientato a colmarle, dalla parità di genere al lavoro femminile, alla scuola, all’istruzione. Èprevista una struttura centrale che ha una funzione di coordinamento, riceve il denaro dalla commissione europea e lo dà agli enti attuatori a seconda dei lavori in corso. Gli enti danno poi riscontro dei pagamenti. Dopo il confronto con le Regioni è venuto da concludere che in fondo noi non abbiamo credibilità come capacità di investire, l’abbiamo persa tantissimi anni fa, ma non perché non si volesse investire. Bisogna cambiare tutto per diventare credibili. E bisogna cambiare tutto per superare gli ostacoli a livello politico, istituzionale, amministrativo, contabile e anche giudiziario. Queste sono tutte le aree dove occorre”.

LA CONFERENZA STAMPA