Coronavirus: Muggiò, l’appello di EduChiamo per asili nido, micronido e scuole dell’infanzia private

Asili nido, micro nidi, scuole dell’infanzia private, circa 1400 strutture sul territorio lombardo, hanno dovuto sospendere l’attività dal 24 febbraio. E la loro capacità di ripresa è a rischio. A lanciare un grido di allerta è il Comitato EduChiamo, cui ha aderito Elisabeta Eugenia Takacs, che vive a Muggiò ed è titolare di un asilo nido di Seregno. I provvedimenti annunciati dalla Regione
asilo
asilo Paolo Rossetti

Sono state le prime imprese a chiudere: asili nido, micro nidi, scuole dell’infanzia private, circa 1400 strutture sul territorio lombardo, hanno dovuto sospendere l’attività dal 24 febbraio. La sospensione perdura ormai da due mesi e, se fosse prorogata fino a settembre, la capacità di ripresa di queste micro imprese sarebbe gravemente a rischio. A lanciare un grido di allerta è il Comitato EduChiamo, costituitosi in pochi giorni su iniziativa di alcuni gestori di strutture educative private lombarde e diventata una rete nazionale, che dall’inizio dell’emergenza si fa portavoce verso le istituzioni e sollecita interventi urgenti a favore dei servizi educativi privati.

Ha aderito a EduChiamo Elisabeta Eugenia Takacs, che vive a Muggiò ed è titolare dell’asilo nido bilingue Betty’s Baby Club di Seregno. “Siamo strutture che fondano la loro esistenza sul pagamento delle rette e i margini di guadagno sono veramente minimi – afferma la titolare dell’asilo nido che ha quattro educatrici dipendenti -. Senza le rette, senza poter lavorare, dobbiamo sostenere costi fissi come bollette, verifiche annuali degli impianti, formazione, Tfr e contribuiti dei dipendenti, che anche se spostati a maggio sono da pagare. Per non parlare dell’affitto dei locali che incide al 70% sui costi. Come si fa ad anticipare affitti di migliaia di euro per sei mesi senza entrate? Chiedendo un prestito agevolato che poi dobbiamo restituire, ma come e quando? Quello che proponiamo, seguendo il modello adottato da altri paesi europei, è l’apertura graduale del mondo dell’infanzia, anche per dare un servizio a quei genitori che inizieranno a lavorare”. Il decreto Cura Italia prevede un bonus da 600 euro per il servizio baby sitter a cui le famiglie possono ricorrere data la chiusura di asili e scuole, “ma tante mamme sono restie a lasciare i propri figli al primo che capita. In alternativa alla riapertura, chiediamo reali sostegni economici”, risorse che potrebbero concretizzarsi attraverso un anticipo del riparto del Fondo nazionale di educazione e istruzione 0-6 anni e un contributo straordinario pari a 100 euro al mese per ogni bambino iscritto in una struttura privata per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria, come proposto anche da Regione Lombardia.

Oltre all’impatto economico-imprenditoriale non può essere tralasciato quello socio-educativo e pedagogico derivante dalla chiusura dei nidi: “La fascia d’età 0-3 è la più proficua per la formazione del bambino, adulto di domani – spiega Elisabeta – Sopprimendo la dimensione di socializzazione, i bambini diventano restii al contatto, alla ricerca del nuovo con ripercussioni importanti sulla loro attenzione e capacità di espressione. Tenendo in considerazione i bisogni dei bambini e le necessità lavorative delle famiglie, si potrebbe prevedere una riapertura graduale dei nidi con misure idonee a garantire il distanziamento: creare piccoli gruppi diminuendo il numero di bambini ed educatrici, ricorrere a fasce orarie, usare solo percorsi motori senza giochi condivisibili, prendendo esempio da paesi virtuosi come Norvegia e Olanda.

“Regione Lombardia – dice l’assessore regionale alla Famiglia, Genitorialita’ e Pari Opportunita’ Silvia Piani- sostiene da sempre gli asili nido con la misura ’Nidi gratis’ mettendo in campo un’iniziativa di conciliazione fondamentale e presa ad esempio in Europa, che ha permesso a tante donne di continuare a lavorare”.

“Oggi serve un altro tipo di risposta -continua- i nidi privati rischiano addirittura di non riaprire a causa dello stop di questi mesi. Dato che implementano un servizio essenziale per le famiglie lombarde con le loro oltre 1.500 unita’ d’offerta attive sul territorio – ha specificato – abbiamo iniziato un’interlocuzione con il Governo al fine di sostenerli, chiedendo un contributo straordinario una tantum pari a 100 euro al mese per bambino, a decorrere dal 5 marzo scorso e per tutta la durata dell’emergenza”.