Coronavirus, Mariani e Fumagalli in commissione: «Ora va potenziata la medicina di base»

In commissione regionale coronavirus l’ex sindaco di Monza e medico e il consigliere M5S d’accordo: «Adesso è necessario investire nella medicina di base»
L’ex sindaco di Monza, oggi consigliere regionale, Marco Mariani
L’ex sindaco di Monza, oggi consigliere regionale, Marco Mariani Fabrizio Radaelli

Per domare una nuova ondata di coronavirus occorrono medici e infermieri che visitino a domicilio: la necessità di potenziare le Unità speciali di continuità assistenziale mette d’accordo l’ex sindaco leghista Marco Mariani e il pentastellato Marco Fumagalli. I consiglieri regionali sono gli unici brianzoli a sedere nella commissione d’inchiesta del Pirellone che dovrà pronunciarsi sull’operato della giunta Fontana nella gestione della pandemia.

«Occorre investire nella medicina di base – afferma Mariani – servono risorse per assumere medici e infermieri che vadano dai malati e bisogna puntare sulla telemedicina». L’ex sindaco vola con il pensiero alla Mutua di via Padre Giuliani a Monza: «Quel modello – commenta – funzionava. Lì la gente trovava tutti gli specialisti». In attesa di un riassetto della sanità locale controbatte a chi accusa Fontana di aver aggredito malamente l’emergenza Covid-19: «Sulla Lombardia – afferma – si è abbattuto un terremoto. Ogni paragone con le altre realtà, Veneto compreso, è improponibile. Il sistema ha tenuto». Eppure tanti pazienti sono morti senza che nessuno li visitasse o rispondesse alle telefonate disperate dei parenti: «Se qualche medico non ha garantito l’assistenza – aggiunge – ha disonorato la categoria. Se la commissione ha finalità mediche sono pronto a lavorare, se è uno strumento politico non ci sto».

«Di errori e omissioni – replica Fumagalli – ne sono stati commessi molti. Se la maggioranza intende bloccare la commissione d’inchiesta ascolteremo in commissione salute i comitati di medici, operatori e famigliari delle vittime». Il Pirellone e il ministero, prosegue, dovranno riesaminare la riforma lombarda del 2015 in quanto sta per scadere la sperimentazione quinquennale: «Noi chiediamo – conclude – l’attivazione delle Usca ogni 50.000 abitanti. Se la Regione non lo farà ci rivolgeremo ai sindaci» che, nel caso dei piccoli comuni, potrebbero consorziarsi.