Coronavirus, carceri e il modello Monza: i detenuti si impegnano a evitare proteste e sommosse

In un momento particolarmente teso e di incertezza anche tra la popolazione carceraria, con proteste sfociate in sommosse nei giorni scorsi in diverse città, la casa circondariale di Monza diventa un modello: I detenuti hanno sottoscritto un documento ufficiale, firmato all’unanimità, con il quale si impegnano a evitare in ogni modo proteste e sommosse.
Monza Maria Grazia Pitaniello direttrice carcere via Sanquirico
Monza Maria Grazia Pitaniello direttrice carcere via Sanquirico Fabrizio Radaelli

I detenuti della casa circondariale di Monza hanno sottoscritto un documento ufficiale, firmato all’unanimità, con il quale si impegnano a evitare in ogni modo proteste e sommosse. A riferirlo è il direttore dell’istituto, Maria Pitaniello, che invierà il testo del documento anche al Ministero.

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Un gesto di responsabilità e di distensione in un momento particolarmente teso e di incertezza anche tra la popolazione carceraria.
«Hanno compreso che le violenze a cui stiamo assistendo nelle carceri in questi giorni sono solo manifestazioni controproducenti», ha ribadito il direttore che ha aggiunto che si sta facendo tutto il possibile in questi giorni per assecondare le richieste dei detenuti.

Sospesi già da settimana scorsa i colloqui con i famigliari, i contatti possono avvenire ora solo via skype. È stato anche raddoppiato il numero delle telefonate che ogni ristretto può fare ai propri famigliari. Tutti possono contattare telefonicamente i propri parenti a giorni alterni, mentre già nei prossimi giorni verrà posizionata almeno un’altra postazione skype per poter rispondere alle tante richieste.
«Fino alla scorsa settimana le domande per la videochiamata erano appena una ventina – spiega il direttore del carcere di Monza, Maria Pitaniello – Ora che le richieste sono notevolmente aumentate dovremo necessariamente incrementare il numero delle postazioni al più presto».

«I detenuti così come i loro parenti si sono mostrati molto ragionevoli – continua il direttore – hanno compreso che il pericolo arriva dall’esterno e che quindi dobbiamo in tutti i modi tutelare la loro salute e quella degli operatori del carcere».

Dallo scorso lunedì le udienze di convalida si svolgono direttamente all’interno del carcere in videoconferenza, mentre per tutti i visitatori è stato previsto un triage all’ingresso. A tutti i nuovi giunti viene consegnata una mascherina chirurgica e lo stesso avviene per chi mostra sintomi influenzali anche deboli come un semplice raffreddore.

Anche in tribunale, con una nota ufficiale, il presidente Laura Cosentini richiama al “buon senso” e allo “spirito di collaborazione di tutti”, per superare il momento di “indubbia difficoltà legata al periodo”, all’emergenza Coronavirus, che ha toccato da vicino anche gli uffici giudiziari brianzoli.
Un magistrato dell’ufficio esecuzione e fallimenti, infatti, è risultato positivo lo scorso fine settimana (ha cominciato a stare a casa giovedì), e tutta la terza sezione ha scelto l’isolamento volontario da lunedì, dopo la riunione collegiale avvenuta mercoledì scorso. Stessa scelta operata da un pubblico ministero che ha fatto udienza con il giudice ammalato. Sabato e domenica, personale specializzato ha provveduto alla bonifica dei locali, soprattutto nella sede di via Vittorio Emanuele, caratterizzata da spazi e corridoi molto angusti.

A prescindere da questo sviluppo, comunque, già dall’esplosione dell’emergenza l’attività di procura e tribunale ha subito restrizioni, fattesi col passare dei giorni sempre più rigide. Assicurati i procedimenti civili in determinate materie fino al 15 marzo, e rinvio per le restanti udienze. Procura chiusa e processi penali ridotti ai minimi termini. Si celebrano udienze di convalida del fermo o dell’arresto, processi con detenuti (non sempre), incidenti probatori e in generale procedimenti “con carattere di urgenza”, previa comunicazione alle parti. Rinvio in massa per il resto.