A Monza e Brianza 100mila persone senza il medico di base

Continua e si aggrava la crisi della medicina di base a Monza e Brianza tra pensionamenti, rinunce, prepensionamenti e burnout: si calcolano 100mila persone senza medico di famiglia. E potrebbe peggiorare.
Medico di famiglia
Medico di famiglia Fabrizio Radaelli

Centomila persone in questo momento tra Monza e la Brianza non hanno un medico di base. Lo dice l’Ordine dei medici su dati Ats che parlano di almeno 70 posizioni scoperte.A Brugherio, Varedo e Limbiate è stata attivata la continuità assistenziale diurna, ovvero una sorta di Guardia medica dal lunedì al venerdì per coprire la mancanza dei medici di famiglia.

In tutta la Lombardia la situazione non è diversa : su 5919 medici in servizio (di cui 423 provvisori) gli over 67 sono 689 ed entro la fine dell’anno andranno in pensione. I giovani medici che completeranno entro maggio la formazione triennale sono per il 2022 solo 380 , non abbastanza per coprire i posti che resteranno vacanti.

E questo senza considerare il fatto che una parte di questi sceglieranno invece di entrare in specialità perché l’incertezza contrattuale porta a decidere di seguire altre strade. «Che oltre 700 medici andranno in pensione entro la fine dell’anno è cosa nota- spiega Carlo Maria Teruzzi , presidente dell’Ordine dei Medici di Monza e Brianza-tra il 2021 e il 2024 ci sarà un cambio generazionale che si poteva prevedere da tempo, ma su cui non si è fatta una corretta programmazione a livello centrale. Finora siamo riusciti a coprire i buchi dandoci una mano, aumentando il massimale dei pazienti. Passare da 1500 a 1800 pazienti in carico non è stata un’imposizione, ma molti medici hanno accettato il superlavoro.

«Non si tratta di un superlavoro solo clinico-prosegue Teruzzi- in questo momento a noi chiedono risposte su tutto, anche su domande che dovrebbero trovare risposta in Ats».

Il presidente dell’Ordine racconta di un livello di esasperazione ormai raggiunto da diversi colleghi: c’è chi ha scelto il prepensionamento perché dopo due anni di pandemia non ce la faceva più e chi ha rassegnato le dimissioni perché non riusciva più a gestire il carico di chiamate, anche 100 al giorno nel mese di gennaio.

«Poi dobbiamo fare i conti anche con i medici no vax che però tra i medici di medicina generale sono meno dell’1%-prosegue Teruzzi- e con chi è andato in burn out perché non è riuscito a sopportare il carico di lavoro arrivato con la pandemia. È una professione in cui se non si mettono degli argini si rischia di non staccare mai. Lo dico ai giovani colleghi che usano app e whatsapp per restare in contatto con i pazienti che non si può vivere attaccati al cellulare».

La carenza dei medici per numero di abitanti è una delle cause che fa precipitare Monza nella classifica per la miglior qualità della vita. Una pecca che rischia di compromettere (e questo a livello regionale) anche la riforma sanitaria lombarda che prevede la presenza di almeno 80 medici per distretto, quando al momento sono in media 65.

Negli Uffici di Ats la questione medici di medicina generale è spinosa e ben nota: «I molteplici pensionamenti di questi anni-spiegano- a livello sia nazionale che territoriale hanno avuto delle pesanti ripercussioni anche nelle nostre zone. Quello che si cerca di fare è di garantire la continuità assistenziale diurna che è evidente che non è come avere il proprio medico di riferimento».

Il sistema di borse di studio e di formazione e lavoro dovrebbe incentivare la scelta del percorso di socialità in medicina generale: «Però un medico in formazione può seguire fino a 650 pazienti-spiegano in Ats- quindi per ogni pensionamento servono almeno due giovani medici in formazione e in tanti casi i bandi su posti vacanti sono andati deserti per tre anni di fila. Vuol dire che ci sono persone che di anno in anno hanno visto avvicendarsi tre sostituti senza poter instaurare quel rapporto medico e paziente che è proprio del medico di famiglia».