Seregno calcio, colpo di scena: Di Nunno spiazza tutti e resta alla guida della società

Con un comunicato apparso sul sito internet www.seregnocalcio.it, la famiglia Di Nunno ha annunciato la sua intenzione di mantenere la proprietà della società azzurra, ufficializzando un cambio di rotta, già peraltro emerso in via ufficiosa all’indomani dell’avvicendamento in panchina tra Rocco Cotroneo e Matteo Andreoletti, rispetto al comunicato precedente
Paolom Di Nunno, patron del Seregno
Paolom Di Nunno, patron del Seregno

La turbolenta stagione che il Seregno sta vivendo, che a dire il vero da qualche mese a questa parte procede con il passo del gambero, ha conosciuto nel pomeriggio di ieri il suo ennesimo colpo di scena. Con un comunicato apparso sul sito internet www.seregnocalcio.it, la famiglia Di Nunno ha annunciato la sua intenzione di mantenere la proprietà della società azzurra, ufficializzando un cambio di rotta, già peraltro emerso in via ufficiosa all’indomani dell’avvicendamento in panchina tra Rocco Cotroneo e Matteo Andreoletti, rispetto al comunicato precedente, che invece aveva sottolineato la volontà di un passaggio di mano ed indicato un legale che i possibili acquirenti avrebbero dovuto contattare per aprire trattative nel merito.


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Ancora non si sa se il presidente Paolo Di Nunno in particolare abbia semplicemente cambiato idea o se dietro questa retromarcia vi sia la certezza che qualche realtà imprenditoriale locale lo affiancherà nel prossimo futuro. Di certo c’è che l’intenzione di portare in alto il Seregno che è stata espressa dovrebbe contribuire a rasserenare gli animi di molti, in apprensione dopo che i propositi di addio erano stati manifestati. Tuttavia, speriamo che l’esperienza abbia insegnato al massimo dirigente che, per vincere o lottare al vertice in quello che è il girone più competitivo della serie D, con un livello paragonabile in tutto a quello dell’ormai tramontata serie C/2, occorra una struttura che oggi non vediamo e la cui costruzione deve essere una priorità, prima ancora delle scelte di allenatore e giocatori. Contare solo sulla buona volontà di pochi collaboratori, come avviene oggi, rischierebbe da qui a qualche mese di riproporre quella situazione di precarietà che si è registrata da Natale in avanti.