Monza in A, sfatato Pozzetto: le (altre) maledizioni sportive più famose

Dal calcio al basket, dal baseball al rugby e da un emisfero all'altro: le maledizioni nello sport sono tutte da raccontare
Calcio Ac Monza auguri Renato Pozzetto
Gli auguri dell’Ac Monza a Renato Pozzetto con la speranza (poi avverata)

Il Monza ha sfatato Renato Pozzetto ed è finalmente andato in serie A ma sono ancora tante le “maledizioni” che resistono.

Maledizione sfatata, il Monza in A nonostante Pozzetto

Monza – Serie A 1979-2022 
Sono circa le 22.15 di domenica 29 maggio 2022. Stadio Romeo Anconetani di Pisa, comunemente noto come Arena Garibaldi. A due passi da piazza Dei Miracoli, tanto che dalla cima della torre pendente si possono scorgere le torri faro dell’impianto immerso nella città, un tutt’uno con la città come un tutt’uno lo è con la tifoseria. Presenti, per la capienza, 9.000 tifosi pisani (per la conta visiva sembrano il doppio) e un migliaio scarso di sostenitori brianzoli, a coprire l’interezza dei tagliandi concessi per la trasferta. È il 91’. La partita sta sul 2-2 dopo la rimonta firmata da Machin e Gytkjaer che hanno risposto ai gol iniziali di Torregrossa ed Hermannsson. Con il pareggio, il Monza festeggerebbe la Serie A. Ma sul limite dell’area sbuca Mastinu, appena entrato, che con un mancino al volo supera Di Gregorio per il 3-2 che sancisce i supplementari. Ecco, ci risiamo di nuovo, la maledizione del Monza. Chi dice di non averlo pensato nella sua testa, perché c’era troppa paura per pronunciarlo ad alta voce, sicuramente sta mentendo. La maledizione del Monza: quella che aleggia sulla squadra sin dagli anni ’70 descritta da una frase del personaggio di Renato Pozzetto in Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective (film del 1979) e resa celebra dagli stessi tifosi biancorossi che in quattro anni consecutivi persero la prima storica promozione sempre all’ultimo respiro. A Pisa, il Monza è riuscito a sfatare la maledizione di Pozzetto, ci ha messo 43 anni per riprendersi dalle sfortune degli anni Settanta ed in generale 110 anni di vita per salire per la prima volta in Serie A.

Maledizioni sportive, ecco le più famose al mondo nel calcio

Altre resistono da decenni, alcune sono crollate dopo quasi un secolo. Ma quali sono le maledizioni sportive più famose

Benfica – Bela Gutman: 1962-in corso “Il Benfica senza di me non vincerà mai più una Coppa”. Parole di Bela Gutman, grandissimo allenatore dell’epoca in cui si disputavano le prime competizioni europee per club. Le pronunciò dopo essere stato licenziato ingiustamente dalla società della capitale portoghese nonostante le due vittorie consecutive in Coppa dei Campioni. La maledizione è ancora piuttosto efficace ed ha resistito a cinque finali di Coppa dei Campioni e pure a tre di Europa League. 

Racing de Avellaneda – Sette gatti neri: 1967-2001 La squadra argentina di presenta in finale di Coppa Intercontinentale con il Celtic, vince e festeggia. Inconscia che alcuni tifosi dei rivali dell’Independiente si sono introdotti nello stadio nascondendo da qualche parte sette gatti neri morti. Inizia un incubo senza fine, addirittura ad un certo punto sollevano tutto lo stadio per sfatare la maledizione. Bisognerà aspettare 34 anni per rivincere e la nuova vittoria arriva in piena recessione, quando c’era ben poco da festeggiare. 

Maledizioni sportive, ecco le più famose al mondo nel basket, baseball e rugby

Boston Redsox – La maledizione del bambino: 1918-2004 Il più grande giocatore di baseball di ogni epoca, Babe Ruth, fece le fortune dei Boston Redsox per lunghi anni. “Non vincerete mai più le World Series” il suo anatema quando fu ceduto a New York dal proprietario per finanziare un musical a Brodway. Gli Yankees della Grande Mela divennero la più grande squadra di sempre, Boston non vinse nulla, oltretutto perdendo sempre in modo rocambolesco, fino al 2004. 86 anni posson bastare, bambino. 

Città di Cleveland – Baseball, football, basket: 1964-2016 Cleveland è tanto brutta che in America viene chiamata Mistake on the lake (l’errore sul lago). Ma per anni è stata dominatrice negli sport major americani, vincendo con gli Indians nel baseball e con i Browns nel football. Fino al 1964. Al declino sportivo è seguito anche quello della città. E per 52 lunghissimi anni nessuno ha festeggiato nulla. Tanto che anche la grande speranza del basket LeBron James, uno nato e cresciuto nell’Ohio, mollò tutto per imparare a vincere a Miami. Tornato sui suoi passi dopo quattro finali e due titoli Nba in Florida, ha portato un incredibile titolo Nba nella sua città di origine, lui che è nato ad Akron, pochi chilometri di distanza. Alla fine, nel tripudio, l’urlo liberatorio: “Cleveland this is for you”. Ci voleva un prescelto per liberare la città dalla maledizione. 

Italia – Sei Nazioni di rugby: 2015-2022 Il 15 azzurro ci ha messo 7 anni e 36 partite per ritrovare la vittoria nella competizione (per tutto questo tempo non hai battuto un avversario) e sfatare la maledizione del cucchiaio di legno, premio assegnato alla squadra che termina a 0 in classifica. Ce l’ha fatta a marzo, grazie alla meta di Edoardo Padovani lanciato da uno strepitoso Ange Capuozzo contro il Galles. Va bene la scarsa tradizione, ma non vincere mai era davvero troppo.