«L’atletica italiana deve viaggiare come le fibre veloci di Filippo Tortu verso Doha e il Giappone». Ci sono i Mondiali 2019 e le Olimpiadi 2020 nel mirino di Antonio La Torre: docente universitario e allenatore dell’oro olimpico della marcia Ivano Brugnetti (Atene 2004), è il nuovo direttore tecnico dell’atletica italiana. Incaricato di prendere per mano il movimento reduce dalla delusione degli Europei agostani di Berlino. Europei che avevano i riflettori puntati proprio sul ventenne di Costa Lambro, primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri (il 22 giugno) e quinto in 10”08 nella finale della gara regina. Un tempo di livello ma lontano dalle medaglie e che, date le premesse, è stato considerato un risultato deludente. A partire dallo stesso atleta che a caldo l’aveva definito “la mia prima vera batosta”.
Il dt La Torre e il suo staff ripartiranno da lì, da Tortu e da “alcuni ragazzi di estremo valore, anche giovani, per lavorare in una direzione sola e tutti insieme – ha detto nella conferenza di presentazione – Si parla in base al valore atletico e non alla carta d’identità”.
“Ci metto la faccia. Non sono un rifondatore e nemmeno un riformatore dell’atletica italiana. Ho soltanto 20 mesi di lavoro da qui alle Olimpiadi. Faccio mie le parole che un grande campione e un grande uomo come Franco Sar ripeteva sempre: lo sguardo deve essere alto, oltre l’orizzonte. Perché è importante saper guardare lontano ed è questo lo spirito che dovrà animare questa squadra”, ha sottolineato omaggiando il grande decatleta scomparso a Monza proprio lunedì a 84 anni.
“Ho chiesto di poter avere una selezione top level nel gruppo ristretto con gli atleti che possono affrontare l’élite mondiale da protagonisti come Antonella Palmisano, Gianmarco Tamberi, Filippo Tortu e Fausto Desalu, capace di un notevole progresso nei 200 nel momento più importante”.
Super Tortu è uno dei cardini del progetto: “Con Elio Locatelli (il dt uscente, ndr), che mi aiuterà a fornire un supporto scientifico applicato, siamo stati a Nizza da Jean-Benoit Morin, un ricercatore francese che si è occupato anche di Christophe Lemaitre, per studiare Filippo Tortu che già correva a 10,70 metri al secondo per capire su quali aspetti intervenire: sia per risolvere alcuni problemi nell’affrontare le curve, sia per perfezionare e migliorare ulteriormente le sue capacità tecniche di corsa che sono eccezionali. Sempre sotto l’attenta regia di papà Salvino, che ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di capire che adesso la sfida diventa più grande. È ora di avanzare velocemente, siamo una squadra unica e dobbiamo lavorare perché lo straordinario lavoro fatto nel giovanile venga a maturazione”.