Eiger, parete nord, 3970 metri sulla cima. Espugnata. Lì ora ci sono due firme, una brianzola, l’altra comasca. La vetta delle alpi bernesi dell’Oberland per gli alpinisti è un sogno e un incubo. Tanti quelli che in vetta hanno lasciato la vita, tanti i racconti orrorifici di quel posto. La letteratura si è inchinata più volte al gigante, il cinema pure, nel 1975, con “Assassinio sull’Eiger” di Clint Eastwood. Adesso il sogno di andarci e tornarci è realtà per due accademici del Cai, di Giussano e Menaggio.
Ha infatti la doppia targa, Mb e Co, l’impresa compiuta mercoledì 15 da Giorgio Confalonieri , 51 anni di Giussano e Maurizio Orsi, 56 anni di Menaggio, sposato con un figlio. Due alpinisti capaci, come ammette non senza una punta di imbarazzo, Confalonieri «di spegnere tutti i contatti con gli affetti per conquistare una parete difficile come la nord. Se non fai così, quando arrivi ai suoi piedi, la guardi e ti dici, ok torniamo a casa».
E invece no. Loro a casa ci sono tornati sì, ma solo dopo aver toccato quella roccia cattiva a quasi 4000 metri.
«È stato un fantastico viaggio interiore su una montagna molto severa. Una sfida mentale che ho condiviso con un compagno straordinario per tecnica e affinità mentale. Quando sei attaccato a un centimetro di ghiaccio e rischi di volare per 40 metri capisci che è la passione che ti spinge là e che stai ripercorrendo un pezzo della storia dell’alpinismo di sempre – aggiunge Giorgio Confalonieri – Abbiamo scalato anche pareti più difficili, ma questa ci mancava, finora io non ero stato ancora pronto mentalmente ad affrontarla. Adesso non mi interessa mettermi i galloni, è una conquista mia, dopo aver vissuto momenti di panico e rischiato di volare ho vinto la mia sfida mentale».