I Mondiali di hockey del 1936, monzesi nella Stoccarda di Hitler

Un salto nel passato nel racconto di Mario Bonati. Luigi Kullmann, la nascita dell’hockey in città, gli Iridati al tempo del nazismo: con lui anche Massironi e Colombo. Nelle prove generali delle Olimpiadi di Berlino
Nel 1936 vengono i semi del movimento hockeistico monzese cominciano a germogliare. E daranno grandi frutti
Nel 1936 vengono i semi del movimento hockeistico monzese cominciano a germogliare. E daranno grandi frutti

«Scrivere qualche cosa sul pattinaggio a rotelle credo non sia cosa facile; occorre anzitutto essere un perfetto pattinatore, conoscere tutte le astuzie basate sulla legge del perfetto equilibrio per poter essere buon giudice, e consapevole di quello che si scrive. Certo che è uno sport in sé stesso molto difficile e che abbisogna di molta buona volontà per poter riuscire discreti, ed elevarsi della turba dei principianti». Il “Gazzettino degli spettacoli” non ha dubbi: ancora nel 1927, pattinare è un’arte, difficile e complicata come giammai. Rincara la dose l’anonimo articolista: «In Italia non possiamo ancora contare un pattinaggio che abbia dei maestri, delle persone che guidino e che insegnino le principali regole per conservare l’equilibrio». Chiara la conclusione dell’assunto: «Per un buon giocatore di Hockey basta saper correre, fermarsi e ripartire repentinamente; per un bravo pattinatore occorre oltre alle qualità su accennate “lo stile”».

Luigino Kullmann è un pinella che riesce in tutti gli sport. Tentato del gioco del pallone, assurge subito protagonista nei “Boys” della Forti e Liberi (1931): ala sinistra estrosa e imprevedibile, regala dribbling e gol a raffica nel campionato lombardo Ragazzi. Passato presto l’innamoramento per il football, il ragazzo tenta di sfondare nel salto di alto (1932): la tecnica di stacco e battuta è subito da promuovere, meno le sequenza di partenza. Lo stile Horine, tra l’altro, ha il pregio di velocizzare al massimo la progressione della rotazione: peccato che gli allenatori bianconeri non hanno l’accortezza di accorgersene. Deluso dalla pochezza delle lezioni impartite, Luigino batte in ritirata e medita di trovare uno sport fatto su misura per lui. Sogna una disciplina sufficientemente virile che, coniugando disciplina di squadra e assoli dei singoli, faccia presa nei cuori dei monsciasch. Mamma Margherita decide per lui e per loro. Nasce l’Hockey Club Monza: sarà l’orgoglio e punto di riferimento esclusivo per una città in truscia per le imprese dei ragazzi della porta accanto.


Kullmann sceglie la casacca numero tre: per 17 anni – un’eternità – sarà indossata dal “centro” biancorosso. Luigino gioca subito bene: anzi, benissimo. La passione innata per l’eleganza e la ricercatezza di tocco si accoppia – di suo – con una potenza e una “lecca” che fa male. Nasce il prototipo dell’atleta moderno, capace di unire lena e fondamentali di prim’ordine. In soldoni, Kullmann ha classe da vendere: lo stile è la conseguenza accessoria di quella. «Lo stile non è una cosa facile di apprendere, bisogna che il pattinatore si alleni molto per poter raggiungere quella grazia nei suoi movimenti che sia armoniosa con l’esercizio che stà eseguendo. Il giuoco delle braccia deve poi essere in perfetto sincronismo con i movimenti che si vanno compiendo ed è perfettamente illogico il pensare di disgiungere questi due movimenti»: la profezia del “Gazzettino” si è avverata in pieno. I primi campionati del mondo di “disco a rotelle” sono in programma dal 1 al 5 aprile del 1936 a Stoccarda. Hitler, incassato a marzo il plebiscito nella Renania, vuole stupire il mondo con le Olimpiadi di Berlino.


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Per saggiare l’organizzazione in vista dei Giochi di agosto, i responsabili dell’evento non lesinano spese quasi faraoniche per ospitare gli atleti e le delegazioni al seguito. A metà dicembre, a Busto Arsizio, «sono convocati quasi venti giocatori per una serie di gare di allenamento che dovrebbero servire come primo punto di riferimento. Non è improbabile poi che a fine mese e all’inizio di gennaio questi stessi giocatori abbiano giocare alcune partite con la squadra stessa di Stoccarda, in località dell’alta Italia». La scrematura comincia da qui, sulla pista all’aperto di Busto: vietato sbagliare. Sabato 14, i probabili azzurri – agli ordini dell’allenatore federale Francesco Cestagalli – «hanno iniziato stamane alle ore 10 il loro primo allenamento, alla presenza del dott. Fabiani, segretario della Federazione». Al Milan F.H.C. tocca la parte del leone, con cinque hockeisti convocati: Fernando Pera, Orazio Zorloni, Ettore Bortolini e Pio Rasponi. A seguire, l’Hockey Monza (Luigi Kullmann, Mario Massironi e Massimo Colombo), Hc Novara (Angelo Grassim, Fiorenzo Zavattaro e Carlo Ciocale), Trieste (Cergoli e Cergol), Busto H.O.N.D (Oreste Morandi e Mirto Crosa), F.G.C. Sandro Italico Mussolini Bologna (Lorenzo Rossi e Mariano Cereghino) e Dopolavoro Ministero Lavori Pubblici Roma (Gino Avogadro).

La selezione è dura e spietata come naturale che fosse. Dopo altri due raduni, il 28 marzo del ’36 la decisione finale: “La squadra azzurra designata per rappresentare l’Italia nei campionati del Mondo e d’Europa di Stoccarda, ha compiuto un ultimo allenamento ieri sera a Milano, presenti tutti i giocatori. Ecco la formazione designata per il torneo: Grassi: Ciocola (Zorloni); Rasponi; Zavattaro; Cergol. Riserve: Kullmann e Radaelli. La squadra, accompagnata dal segretario della Federazione, dal dott. Pagliara e dall’arbitro internazionale De Filippi, ed enitamente ai corridori di velocità: Garagnani (detentore del massimo europeo sui 25 km, e campione italiano dei 1000 m.), Longo (campione italiano dei 10 km.), Vento (campione dell’Italia centro-meridionale sui 25 km.), tutti del “Parioli”, lasceranno Milano per destinazione Stoccarda” per disputare la rassegna iridata.


Mercoledì 1 aprile, la cerimonia d’apertura dei campionati mondiali è seguita – alla Stadthalle – da più di 10mila spettatori: sono le prove generali per collaudare al meglio la colossale macchina organizzativa che farà dell’Olimpiade di Berlino – per la prima volta – un evento planetario. Poi, esauriti i discorsi di rito, arriva finalmente il fischio d’inizio della rassegna iridata. “Questa sera si sono iniziati i campionato europei (in realtà mondiali, ndr) di hockey a rotelle. Un pubblico numerosissimo ed entusiasta calcolato ad oltre diecimila persone gremiva il salone dove si sono effettuate le prove – Ecco i risultati degli incontri: Germania b. Belgio 4-0; Svizzera b. Francia 6-3; Italia-Inghilterra 1-1. Per la prima volta, la squadra inglese è stata costretta al pareggio dagli azzurri. Il risultato è stato accolto entusiasticamente”. La ricorsa iniziata nel 1926 a Herne Bay è finita: l’Italia gioca alla pari con gli imbattibili maestri inglesi, tanto che nessuno ricorda, nell’entusiasmo generale, della umiliante batosta di dieci anni prima (0-14). Il Berliner Tageblatt Am Mittag celebra l’impresa degli azzurri.

«E’ stata un battaglia accanita e davvero stupenda in cui la linea d’attacco italiana ha svolto azioni magnifiche mentre anche quella di difesa, e specialmente il portiere Grassi, si è dimostrata fortissima e pressoché insuperabile. Tra un uragano di applausi degli spettatori la squadra italiana appariva alla fine raggiante, mentre quella inglese abbandonava silenziosamente il campo con intimo avvilimento». Luigino scalpita in panchina con la convinzione di essere pronto per il debutto. Venerdì 3 aprile – contro il Belgio – arriva l’esordio assoluto di Kullmann in maglia azzurra, condito dal primo gol in Nazionale. Il “centro” monzese detta i tempi e costruisce gioco: un fenomeno di precocità che supererà indenne l’immane tragedia della Seconda guerra mondiale per imporsi – alla lunga – come uno dei più forti giocatori di tutti i tempi, con 70 presenze complessive in Nazionale impreziosite da 77 reti. Sabato 4, Luigino ci prende gusto e sciorina altra prestazione monstre con il Portogallo, impreziosita da un altro punto di squassante bellezza. Kullmann gioca come un veterano nonostante le due sole presenze nella selezione azzurra: domenica 5, nel match decisivo con la Svizzera, il “centro” prende sulle spalle tutta la formazione italiana e, grazie a due reti di straordinaria bellezza, rimedia un pareggio che ha del miracoloso.

Classifica finale del primo campionato mondiale: Inghilterra punti 11; Italia 10; Portogallo 8. La Rivista di Monza – nel numero di maggio – celebra le gesta del buon Luigino: “E’ ormai spenta l’eco degli importanti campionati mondiali di hockey a rotelle, svoltisi recentemente a Stoccarda, importanti per l’Italia che si è classificata al 2° posto ad in solo punto dalla vincitrice: particolarmente importante per Monza che ha dato un elemento valoroso quale Kullmann, che ha contribuito notevolmente alla formazione azzurra”. La morale spicciola è questa: “I monzesi possono dirsi poi particolarmente lieti dei successi italiani: l’hockey, praticato ancora poco tempo fa da poche compagni, ha trovato in Monza una molla di propulsione per l’appoggio della podesteria, e l’adesione immediata quanto intuitiva del pubblico che ha amato subito questo spettacolo di lotta travolgente. Monza è stata ed è ancora esempio, in questo campo, a molte altre città italiane. Si può dire, anzi, che questa ripresa hockeystica nazionale, abbia il suo centro nella nostra città. Quello dei pattini a rotelle era uno sport in assoluta decadenza: qualche centro di affezionati rimaneva qua e là, ma mancavano forze nuove per ringiovanire questo sport. E’ da Monza che è partita in campo hockeystico l’ondata di rinnovamento che ha conquistato giocatori e pubblico. La sua scelta per i campionati nazionali, quella promessa per i campionati europei, sono il riconoscimento di uno stato di fatto che torna a tutto onore del nostro industrioso e generoso centro”.