Non ha mai corso in bicicletta, ma in sella allo Sport Club “Mobili” Lissone c’è stato per quasi mezzo secolo. Ha abdicato al ruolo di presidente poche settimane fa, «perché so in quali mani lascio la società, chi raccoglie il mio testimone e credo sia il momento giusto per far spazio ai giovani». Romano Erba, 81 anni all’anagrafe e per oltre la metà al vertice della gloriosa società ciclistica della città, si racconta in un’intervista inedita e speciale, guardandosi indietro solo per ricordare le magnifiche tappe di un lungo percorso costellato di emozioni, personaggi, gare e incontri. Erba, ora presidente onorario, ha passato il testimone a Silvano Lissoni, come un corridore farebbe con un compagno di squadra. Si conoscono da sempre e da sempre condividono gioie e impegni in questa «seconda famiglia» chiamata Mobili. «Tutto è iniziato grazie ad un gruppo di amici che correvano in bicicletta- ricorda così Romano Erba il suo avvicinamento al ciclismo e alla società- mi sono appassionato alle gare, andavo a vederle. Poi, trentenne, ho conosciuto la “Mobili” e da allora non l’ho più lasciata. Ho passato il testimone, oggi, ma ho già detto che se mi vorranno io ci sarò sempre». Romano Erba, è stato il presidente giusto al momento giusto.
L’Ammiraglia d’Oro
«Io semmai dico le cose “nei tempi giusti” – sorride -il merito è di tutti, da solo non fai niente. E ringrazio le istituzioni che ci sono state vicine». Collante e traino di una società che con gli anni cresce, sotto la sua presidenza si inaugura la manifestazione invernale “Ammiraglia d’Oro”, il mondo professionistico approda a Lissone, e Lissone va alla ribalta con il Giro d’Italia che approda in città dal 23 al 25 maggio 2005. «Penso sia il risultato per me più importante- afferma Erba – era un sogno che coltivavo da anni. È stata una festa per la città, erano tutti contenti». E con la Mobili di Erba arrivano 3 Campionati Italiani Professionisti (1974 femminile, 1987 e 2001), la «”Settimana Brianza” che attraversa 13 Comuni con Lissone capofila. Nel 2010, Palazzo Terragni si onora di ospitare i festeggiamenti per i 90 anni di Fiorenzo Magni. «Ricordo le due ore di diretta Rai- dice Erba – eravamo amici, lo chiamavo per dei consigli. Ci mostrò il percorso al Lissolo per la Coppa Agostoni». Coppa Agostoni, la storica corsa ciclistica che quest’anno ha fatto 70. Tante le chicche da ricordare. Erba apre il cassetto dei ricordi. Ha conosciuto tanti personaggi del mondo del ciclismo e nel ciclismo ha coltivato amicizie: Gimondi, Castellano, Negri, Moser, Saronni, Bugno. «In sede conserviamo le tre bottiglie di vino che Bugno ci ha regalato dopo la vittoria alla Agostoni» e ricorda quando assistette ad una scena sul Lissolo. «Merckx (allora detto il Cannibale perché vinceva tutto ndr) aveva già fatto diversi scatti, ne fece un altro, decisivo. Gimondi non ce la faceva a tenerlo e alzò le braccia e gli disse “e allora, vai!”».
La scorsa estate il Coni attribuisce a Romano Erba la “Stella di bronzo al merito sportivo” a suggellare un cammino lungo e fecondo, ricco di aneddoti («partecipammo col nostro corridore Tekeste Woldu alla partenza di una gara a Montecarlo con la principessa Grace che diede lo start») e simpatia («quella volta che Ullrich vinse la Coppa Agostoni, il giornalista Auro Bulbarelli mi si avvicinò e mi disse che non sapeva il tedesco. Io conoscevo un’interprete che lavorava in un’azienda di Lissone. La chiamai al volo, si precipitò al traguardo e risolvemmo…»).
Van Den Bossche e il maiale
Un’Agostoni cara a tanti campioni, sin dagli esordi. Quando c’erano in palio per lo più camere e salotti. Prodotti degli artigiani di Lissone. «Negli anni ’80 andammo a Finale Ligure a consegnare la cameretta a Gimondi e raggiungemmo Moser per il soggiorno in palio. E Van Den Bossche? Il mitico gregario di Merckx negli anni ’70 chiese al “Cannibale” di farlo vincere: voleva il maiale in palio». E se questo vi fa sorridere, fatevi raccontare da Erba il dialogo da “Brianzolo Imbruttito” fra l’allora presidente della “Mobili” Aurelio Sironi e il ciclista francese Jacques Anquetil a proposito di un salotto finito sott’acqua a Palazzo del Mobile.