#Fuoriporta e le finali più brutte di sempreCoppa con grandi orecchie, che barba

Nella rubrica di Fabio Monti, Liverpool-Tottenham sul podio delle finali più brutte di sempre. Una Champions con quarti e semifinali ricche di emozioni e colpi di scena che si è chiusa tra noia e bassa qualità del gioco
I festeggiamenti per i giocatori del Liverpool dopo la vittoria della Champions League
I festeggiamenti per i giocatori del Liverpool dopo la vittoria della Champions League

Si sparla molto del calcio italiano, di un campionato poco allenante, di continue interruzioni, di arbitri che accettano proteste e comizi in mezzo al campo ad ogni fallo fischiato, di dirigenti che non sanno bene dove andare. Tutto vero, però è giusto riconoscere che la stagione europea dei club si è chiusa in modo malinconico, con l’atto conclusivo della Champions League, dopo semifinali indimenticabili, che ha conquistato il podio fra le eurofinali più brutte di un torneo giunto alla 64ª edizione. Al Wanda Metropolitano di Madrid, la nuova casa dell’Atletico, Tottenham e Liverpool hanno riportato le lancette della storia indietro di mezzo secolo, quando i club inglesi vivevano di lanci lunghi (e di palla in aria). Con una differenza sostanziale: che una volta gli inglesi era specialisti nel gioco di contatto, mentre a Madrid di falli nel primo tempo ne sono stati fischiati solo sette. Il caldo, la tensione, le tre settimane senza partite in attesa della finale, il rigore dopo 25 secondi aiutano a capire il senso di una partita, che il Liverpool, trovato il vantaggio, non voleva saperne di perdere e il Tottenham che, grazie alle bislacche che intuizioni di Pochettino (Kane in campo è stato il suo capolavoro), non sapeva come rimettere in piedi. Eppure il derby inglese, al festival della bruttezza europea, si deve accontentare soltanto della medaglia di bronzo. Quella d’oro, a 31 anni di distanza, quando era ancora la Coppa dei campioni, aperta soltanto ai vincitori del campionato e alla squadra che aveva conquistato il trofeo nell’edizione precedente, è sempre al collo dei giocatori del Psv Eindhoven e del Benfica, protagonisti della finale giocata a Stoccarda il 25 maggio 1988 (arbitro Agnolin): 0-0 dopo 90’, 0-0 dopo I supplementari, tre tiri in porta in tutto e soluzione ai rigori. Sul 5-5, gol di Janssen, parata di Van Breukelen sul penalty di Veloso e coppa agli olandesi, allenati da Hiddink, un mese prima che fosse la nazionale arancione a vincere il titolo europeo. La medaglia d’argento delle finali più brutte rimane legata a quella di Bari (un capolavoro di Matarrese, arbitro Lanese), giocata fra Stella Rossa Belgrado e Olympique Marsiglia il 29 maggio 1991. Anche in questo caso, nessun gol e niente spettacolo in 120 minuti e soluzione ai rigori, con l’errore del primo rigorista del Marsiglia (Amoros). Poi la Stella Rossa, come la Jugoslavia, si sarebbe dissolta, ma quella era veramente una grande squadra, da Jugovic a Belodedic, da Prosinecki a Mihajlovic e Savicevic, capace di vincere anche in una delle poche volte nelle quali non aveva dato spettacolo.