F1: Tetsuo Tsugawa, quarant’anni di cronache del Gp d’Italia

Quarant’anni di cronache della formula 1 per Tetsuo Tsugawa, uno dei volti familiari dell’autodromo durante la tre giorni del Gp d’Italia. Giapponese trasferito vicino a Silverstone, parla anche dei missili della Corea del Nord.
monza gp italia 2017 tetsuo tsugawa
monza gp italia 2017 tetsuo tsugawa Stefano Arosio

A Monza ci è arrivato 40 anni fa. E da allora non ha più spesso di tornarci. Tetsuo Tsugawa è uno dei volti familiari dell’autodromo durante la tre giorni del Gp d’Italia, forse anche per quel suo accenno di codino color d’argento, che arriva dopo un volto consumato dal sol levante di tanti anni a bordo pista. Tsugawa collabora con testate giornalistiche cartacee e televisive, in Giappone. Dove torna per i Gp, ovviamente, ma anche per salutare sorella e nipoti, lui che da anni ha scelto di vivere nell’Oxfordshire, non lontano da Silverstone.

Ma non è per questo, forse semmai per una compassata forza interiore figlia della sua cultura, che vive le emozioni con stile sobrio. Dai podi del Gp, con la sua prima Monza che raccontò le ore tragiche della morte di Ronnie Peterson nel 1978, al rischio di guerra che la natia terra nipponica vive in questi mesi, sotto le minacce della vicina Corea del Nord. Tetsuo alza le spalle: «Il Giappone è un’isola, i missili lanciati dalla Corea del Nord finora sono andati oltre, in mare. Mi spiego: non ci sono state esplosioni visibili, forse anche per questo io e la maggior parte dei giapponesi non siamo molto preoccupati».

Certo, vivere con distacco il problema non significa sottovalutarlo. «Ovviamente non per tutti è così, ma in Giappone vivono da decenni molti nord coreani. Nel tempo, si sono verificati diversi rapimenti, si sono vissute situazioni delicate. Ma credo oggi sia innanzitutto un problema politico e di rapporti. Usa e Giappone, ma anche Usa e Cina lavorano insieme per risolvere il problema. Noi, di fatto, siamo solo in mezzo».