Ci avviciniamo al GP del Belgio, che si disputerà domenica, preludio al GP d’Italia che Monza ospiterà una settimana dopo. Sono i due gran premi della nostalgia. Nostalgia di una Ferrari super competitiva che consentì a Charles Leclerc di mettere in riga le Mercedes. Una Rossa che sembrava avviata al titolo mondiale, tanto era lampante la sua supremazia soprattutto nei rettilinei. Al punto da indurre Lewis Hamilton a esclamare: “In rettilineo non riusciamo a star dietro alla Ferrari neppure usando il DRS”.
Sembrava la monoposto riproiettata all’epoca Schumacher, quando la monoposto di Maranello mieteva allori a ripetizione. Ma dopo le vittorie in Belgio, a Monza e Singapore il sogno si spezzò, frantumato da una frase di Max Verstappen alla quale Mattia Binotto non oppose resistenza: “Vanno male perché hanno smesso di barare”. Indagine federale, parole misteriose del presidente Foa, Jean Todt, che ammetteva le irregolarità del motore Ferrari senza però specificarne i dettagli: un patto fra Parigi e Maranello evitò la squalifica tuttavia fece precipitare la Ferrari nel limbo del quasi anonimato. Ovvio che i fuorusciti, i licenziati di Maranello passati ad altro padrone avevano rivelato il chiaro e il grigio del loro lavoro. E così, depotenziata, la Ferrari di oggi sta rivelandosi non una regina ma tutt’al più una dama di corte del mondiale di formula 1. Uno show business dove il regolamento, a seconda dell’umore del presidente Fia, può cambiare da una settimana all’altra e dove, a barare sulle soluzioni tecniche, sono tutte le squadre nessuna esclusa.
Avremo una Monza triste, presumo. A meno di eventi eccezionali, come un bel temporale, che rimescoleranno le carte. Ma se ci sarà il sole, come accade spesso, il GP d’Italia segnerà un passo fondamentale per l’avvicinamento di Lewis Hamilton al record di vittorie di Michael Schumacher. I motori della Rossa, in questo momento, non sono all’altezza nè dei Mercedes nè degli Honda che equipaggiano la Red Bull. Motori Honda, fra l’altro, costruiti nella stessa azienda austriaca dove vennero realizzate le power unit della Ferrari, con le considerazioni che ognuno di noi può fare.
La verità è che, non credo di sbagliare, se una monoposto sul dritto ha 10 km in più di tutte le altre avversarie, qualcosa nel motore in più deve proprio avere per contare su una potenza superiore a quella delle avversarie. Perché il concetto di costruzione delle power unit è ormai uniformato, la differenza potrà essere di 1-2 cavalli. Per trovare i 30 o 40 che fanno la differenza bisogna entrare nelle pieghe del regolamento e trovare quella giusta. La Ferrari l’ha fatto e quella piega giusta non era. Gli altri hanno magari trovato la soluzione che il delegato Fia, Nicholas Tombazis anche lui licenziato da Maranello, non è ancora riuscito a individuare senza così poter dare un parere.
Quindi, cari amici tifosi della Ferrari mi trovate qui molto dubbioso sulla Monza 2020. Timoroso anche di vedere la Rossa Ferrari non solo alla mercé di Mercedes e Red Bull, ma anche diluita nel rosa Racing Point. Cosicché, io che amo il sole, mi auguro che il 6 settembre a Monza alle 15,10 cominci un bel temporale.