Non si fa certo pregare, quando c’è da seguire un Gp. Non per niente, don Sergio Mantovani è 63 anni che viene a Monza per vedere le Formula 1. «Ero cappellano della Ferrari e della Maserati, la mia passione è nata così», racconta il sacerdote modenese. Che arriva di sabato per incontrare il suo amico Piero Ferrari, nel motorhome dipinto di rosso. «Io però ho seguito anche gare a Montecarlo, in Ungheria, ho visto il circuito di Le Mans…», racconta il sacerdote. Che insieme al segretario Giovanni Tavoni viaggia con una valigetta colma di foto storiche, che lo ritraggono accanto al Drake e ai più grandi attori della storia di questo sport.
«Sono salito sull’auto di Fangio, con cui avevo un ottimo rapporto», racconta mentre passa in rassegna le immagini che lo immortalano accanto ad Alonso, Schumacher («teneva molto alla famiglia», dice con un involontario verbo al passato), e Senna. «Dopo l’incidente al Tamburello, nella sua tuta ignifuga ritrovarono un immaginetta sacra che diceva: ‘Nessuno mi può togliere l’amore che Dio ha per me’. Ma oggi i piloti, impegnati in weekend in pista in giro per il mondo, non hanno tempo di andare a messa…Una volta uno di questi ragazzi mi disse: ‘Vorrei venire a messa, ma lo farei per il legame che ho con te…». Beh, gli risposi: puoi farne a meno, ti dispenso dal venire», racconta col sorriso.
Quello che gli fu tolto durante i mesi di prigionia, quando si offrì volontario in cambio di Giulio De Angelis, sequestrato dall’Anonima Sarda, per acquisire il riscatto. “Trattai con loro per cinque mesi, per prendere il suo posto”, ricorda don Sergio. Che anni dopo si sarebbe trovato a celebrare il funerale di Elio, figlio di De Angelis, morto per incidente sul circuito di Paul Ricard.