Sabato pomeriggio sarà allo stadio di Desio per Aurora-Sovicese della categoria Juniores per portare il sostegno delle istituzioni dopo il caso di razzismo che sabato pomeriggio ha coinvolto un ragazzino di 10 anni nella stessa partita ma del campionato Pulcini 2009. È la posizione dell’assessore regionale allo Sport Martina Cambiaghi, desiana, che con una lettera aperta ha chiesto una presa di posizione decisa contro i genitori violenti e aggressivi: con il “Daspo” ma anche con corsi di rieducazione e fair play.
“Ho scelto di intervenire pubblicamente su questo tema senza avere paura di puntare il dito verso i genitori: quelli che dovrebbero essere da esempio da monito e invece nella realtà si trasformano sempre più spesso, nella “rovina” sportiva dei ragazzi – ha scritto l’assessore in conclusione di un lungo intervento – Questa mattina ho sentito al telefono il sindaco di Sovico, Barbara Magni, concordando la necessità di intervenire con attività educative mirate all’interno della società sportiva. Un progetto che sicuramente coinvolgerà i calciatori ma soprattutto i genitori”.
Il caso è scoppiato lunedì mattina con una lettera aperta condivisa dall’Aurora Desio: sabato pomeriggio un bambino di dieci anni della squadra desiana è stato chiamato “negro di merda” da una madre della squadra avversaria.
“Anche i ragazzi che giocano a calcio con la maglia dell’Aurora nella mia Desio, sono finiti loro malgrado, tra gli episodi di cronaca che nel fine settimana hanno macchiato, ancora una volta con stupidità e ignoranza, i campi da calcio e lo sport in generale con il razzismo – ha esordito Cambiaghi citando anche gli episodi dei cori contro Mario Balotelli a Verona e l’aggressione di un giocatore a Melzo da parte di un papà della squadra avversaria – Da Assessore allo Sport e Giovani di Regione Lombardia è veramente difficile leggere così frequentemente sui giornali di vicende di violenza da parte dei genitori durante le partire di calcio dei figli (…) Sicuramente servono provvedimenti seri contro i genitori violenti e aggressivi, senza escludere la possibilità del “Daspo”. In caso di intemperanze verbali, basta anche un solo insulto, una parolaccia, deve scattare l’espulsione dei genitori e nei casi più gravi l’allontanamento di tutto il pubblico presente. A questo poi aggiungerei anche un momento di rieducazione, non per i ragazzi ma per i genitori. Prima di poter mettere piede su una tribuna i genitori, soprattutto quelli che si sono macchiati di atti di bullismo, dovrebbero seguire corsi di Fair Play tenuti dalle associazioni sportive. Questi episodi, messi in atto da persone adulte, devono essere chiamati con il loro nome e non possono essere altro che definiti veri e propri atti di bullismo. Un bambino impara dai propri genitori a comportarsi”.