Lucrezia Salvadori dice cristallina che lei al parco con gli amici non giocava nemmeno alle elementari, perché all’uscita da scuola saltava in macchina per farsi accompagnare al volo in palestra. Ha solo 11 anni ma sostiene di aver capito da tempo il segreto: dare il meglio anche nelle peggiori condizioni.
Michele Sanvito è reduce da un infortunio che non è riuscito a fiaccare la sua passione e la sua tenacia da campione. Sono due ragazzi speciali, come speciale può essere chi respira sport fin da bambino. Sono i due principi arcoresi della ginnastica artistica, approdati entrambi in serie A con le rispettive società Pro Lissone e Ginnastica Meda.
Sanvito è uno sportivo maturo con i suoi 21 anni ad agosto e due titoli italiani all’attivo. «Sono quelli che ti appagano maggiormente -dice- perché lì sei solo tu che te la giochi». Per lui la ginnastica è una questione di dna, il nonno Aldo Brigatti fu un ginnasta a livello nazionale e istruttore in città.
«Io da piccolo volevo giocare a calcio -ricorda- ma poi ho iniziato ad appassionarmi alla ginnastica. Mi insegna molto anche negli altri settori della vita, la forza di volontà, la determinazione, la capacità di concentrarti e controllare il tuo corpo. Il talento è importate, ma non basta, bisogna usare anche l’intelligenza».
Per il 20enne arcorese lo sport è una grande passione, ma potrebbe anche non essere la strada della vita. Riduce gli allenamenti a mezza giornata per potersi dedicare anche agli studi, la facoltà di Economia in Bocconi, in particolare.
«Certo ottenere questi risultati richiede dei sacrifici anche pesanti -spiega poi Lucrezia, la più giovane del suo gruppo- ma lo faccio con gioia perché la ginnastica è la mia vita». A tal punto che la ragazzina frequenta la Tua Scuola di Bergamo per potersi allenare tutto il giorno e studiare la sera.
E pensare che da piccolissima aveva “i piedi storti”: «Hanno consigliato ai miei genitori di farmi fare un po’ di attività fisica e non ho più smesso. Certo mamma e papà all’inizio non pensavano all’agonistica e invece è andata così e in futuro spero che la ginnastica sia il mio lavoro, le olimpiadi e magari l’insegnamento».