Sport democratico, il rugby. Lo dice Marco Pastonesi, giornalista della Gazzetta dello Sport, i volti di chi l’ascolta vanno dal basso verso l’alto, e viceversa. Lo racconta “La leggenda di Maci”, edito da Onrugby. Pastonesi nella Club house del Chiolo racconta della “geografia dei gabinetti”, mappata nella tensione dei prepartita, durante i suoi anni nell’Ars Milano. Perché c’è rugby, certo, ma anche tanta umanità. Storie di vita, di nebbia, quella di Rovigo dove la Mario Battaglini diventa monumento, cattedrale. Maciste, appunto. Un anima popolare, quella di Battaglini, e dischiusa dalle pagine del libro. Anche se il rugby vive di codici non scritti, solo tramandati. Come quelli che raccontano i quaderni di Maci, inzuppati di appunti e studi sugli avversari. Di aneddoti, come quello di Riccardo Santopadre, mediano d’apertura che ebbe a dire al Papa “siamo colleghi”, sigillando la complicità con una pacca sulla spalla. Monza-Treviso è appena finita. Si beve birra in bicchieri di plastica, nella club house, le dita unte dai popcorn nella busta aperta. Da condividere. E si vive di aneddoti, di storie di vita, di un attore mancato che dalla palla ovale passava al ring, prendendo sotto l’ascella Uber Baccilieri per riempirlo di ganci al volto. Un dente come scalpo, per Maci, che di lì a poco avrebbe visto il ferrarese diventare tricolore di pugilato.
Al Chiolo “La leggenda di Maci”L’anima popolare del rugby
Subito dopo la vittoria del Monza su Treviso, nel campionato di serie A femminile, la presentazione del libro dedicato a Mario Battaglini. Un racconto di rugby, ma anche un mosaico di aneddoti di uno sport che tra la nebbia di Rovigo ha forgiato un monumento della palla ovale.