Caponago/Cavenago – Ai margini del vimercatese ci si ammala di più, che in altri luoghi, di tumore. È quanto si evince dal Piano integrato locale per la promozione di stili di vita sani dell’Asl Milano «Due» del 2009. Ad aver letto attentamente i dati contenuti nel documento sono stati gli attivisti del Comitato cittadino per la salvaguardia ambientale di Cambiago.
Gli esponenti del comitato hanno recentemente portato in provincia, a Milano, le loro considerazioni che ruotano attorno a due dati fondamentali. Il primo, il tasso grezzo di mortalità. Nel distretto numero «quattro», quello di Cambiago che confina con l’area del Vimercatese, si muore di più che negli altri distretti. Peggio fa solo il distretto due nella zona di San Giuliano Milanese. Il secondo dato è quello del tasso di tumori.
Infatti i numeri forniti dall’Asl dicono che si sono verificati nel distretto quattro ben 267 casi. Anche in questo caso la cifra è seconda solo al distretto numero due, dove i casi di insorgenze di tumori sono saliti a 307. I due distretti hanno anche una popolazione residente comparabile: al 2007 il due contava circa 105mila abitanti, mentre il quattro circa 110mila.
Secondo i membri del Comitato «nei due distretti dove la percentuale di morte è superiore ci sono discariche: una a Vizzolo Predabissi, ovvero nel distretto due, e nel nostro distretto, ovvero il distretto 4», dove insiste la ex discarica di Cavenago, che sorge a ridosso del territorio di Cambiago.
Il comitato per la salvaguardia ambientale è stato ascoltato nei giorni scorsi dalla provincia perché sta conducendo una battaglia che, visti i dati dell’Asl, potrebbe non essere solo locale. «Nella commissione provinciale che deve valutare i progetti del nuovo impianto di smaltimento rifiuti della Stucchi servizi ecologici – ha spiegato Gloria Siviero, presidente del Comitato – c’erano grandi assenti: l’assessore provinciale alla partita, la Regione Lombardia e il parco Rio Vallone». La stessa Sivierio ha aggiunto: «In quella sede è stata ribadita la nostra contrarietà al progetto dell’impianto sottolineando che non si è tenuto conto del principio di precauzione e della salvaguardia della salute».
La paura del Comitato, non è tanto sull’impianto della Stucchi in sè, quanto i nuovi fattori di rischio che potrebbero aggiungersi con il suo arrivo in paese. Per esempio connessi al traffico veicolare. «Va ricordato – ha chiosato Siviero – che c’è un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per scongiurare l’arrivo dell’impianto. Impianto che sorgerà nei pressi del Rio Vallone».
È lecito quindi domandarsi dunque come sta il Vimercatese, ovvero l’area che confina con il distretto quattro della provincia di Milano. Anche l’Asl di Monza e Brianza ha prodotto un Piano integrato locale per la promozione di stili di vita sani. Sui siti internet istituzionali dell’ente sanitario è facile reperire i documenti riferiti al 2012 e al 2013. Leggendo le carte si vede che si affrontano gli stessi problemi, ma con una differenza sostanziale. I dati raccolti dall’Asl monzese sono stati sintetizzati in diagrammi a spicchi, senza riportare dati numerici grezzi simili a quelli letti dal Comitato. Poi c’è il caso di Caponago. Nei tre documenti sanitari analizzati sugli stili di vita il comune di Caponago non è riportato in tutte le infografiche. In quello dell’Asl di Milano 2 manca perché, probabilmente, viene considerato un comune di un altra provincia. In quelli monzesi mancano, per esempio, i diagrammi riferiti al tasso di cronicità.
Caponago e Cambiago condividono la lotta per il territorio. Entrambi infatti hanno comitati per la tutela dell’ambiente: «Il territorio di Cambiago – avevano già avuto modo di ricordare gli attivisti cambiaghesi – è caratterizzato da scarsa permeabilità ed è classificato ad alto livello di vulnerabilità delle falde idriche». Non solo nella zona c’è l’autostrada A4, la discarica cavenaghese, la Cava Gerri alla Torrazza, l’inceneritore di Trezzo sull’Adda e gli impianti di bitumi a Caponago.
E un vero e proprio lago di bitumi si trova nelle campagne tra Cavenago e Cambiago. È nascosto alla vista perché davanti sorge un noto agriturismo e attorno ha un po’ di boscaglia. Ma la macchia nera e oleosa che riempe una ex cava Gerri è ancora lì. Nata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta la Cava Gerri, che sorge alla spalle della via cambiaghese dedicata a Giacomo Matteotti, è stata usata per anni per smaltire illegalmente centinaia di ettolitri di materiali bituminosi liquidi.
Il sito da parecchio tempo è inserito nelle graduatorie di bonifica della Regione Lomnbardia,ma i progetti di riqualificazione dell’area non sono mai stati finanziati per mancanza di soldi. Negli anni anche gli appelli del municipio sono caduti nel vuoto.
Lorenzo Merignati