Roio poggio, il paese spezzatoAiuti brianzoli per il nuovo centro

Roio Poggio è una frazione dell'Aquila. Sorge su una collina che domina la città. La notte del sisma, Roio Poggio ha iniziato a tremare, e quasi tutti gli edifici sono inagibili. La voglia di ricominciare in un paese che rischia di perdere la sua anima.
Roio poggio, il paese spezzatoAiuti brianzoli per il nuovo centro

Monza – A tutti quelli che lo contattano per un’intervista, don Osman Prada fa vedere la stessa cosa. Si tratta di una normalissima abitazione, probabilmente degli anni Settanta, che si trova a metà strada tra L’Aquila e Roio Poggio, una frazione del capoluogo abruzzese.

La casa spezzata – In mezzo, tra il piano terra e il primo piano, la casa è spezzata in due da una grossa crepa. Sembra quasi un edificio miracolato, sembra aver subito pochi danni. Poi don Osman spiega che quella crepa è in realtà la frattura provocato dal primo piano che è collassato durante il sisma. In quel piano si trovava una famiglia che, appena ha capito che cosa stava succedendo, si è sdraiata sul pavimento. Ed è stato proprio questo a salvarli mentre il soffitto precipitava sopra di loro. Sono stati estratti dai soccorsi, feriti ma vivi. Don Osman Prada guida le tre parrocchie della frazione di Roio. A 18 anni voleva diventare un attore di telenovelas. Poi la passione per la musica lo ha spinto a tentare la carriera del dj. Ma la vocazione religiosa è stata più forte. E anche oggi continua a cantare e comporre canzoni. Ha lasciato il Venezuela, ed è arrivato all’Aquila: dallo scorso aprile don Osman Rafael Prada, 40 anni, è il parroco di Roio Piano, Santa Rufina e Roio Poggio.

Roio Poggio – Oggi Roio Poggio non esiste più, o meglio ne esistono due. Roio 1, una new town dove sono stati trasferiti molti aquilani, e Roio 2, prefabbricati che ospitano gli abitanti di Roio. Perché la frazione aquilana è completamente distrutta. Il sisma l’ha rasa al suolo. All’ingresso del paese sorge il santuario mariano del Seicento. Accanto, la casa parrocchiale di don Osman. «La sera prima del sisma, in chiesa, avevamo organizzato un musical. Poi sono andato a letto ma, quando la terra ha inizaito a tremare, sono corso fuori. Ho visto cadere blocchi di pietra dal tetto della chiesa, ho visto dall’alto L’Aquila tremare». Don Osman apre le porte del santuario. Dentro solo scene di distruzione. Le opere d’arte, i quadri, sono stati portati al sicuro. Le decorazione egli stucchi sono crollati a terra, tutti i muri sono gravemente lesionati. La regione Liguria ha messo a disposizione 1 milione di euro per far partire i lavori di ristrutturazione. Nell’attesa, la Caritas del Triveneto ha donato una chiesa di legno.

A Santa Rufina – Accanto al santuario si trova l’edificio delle suore di Maria Riparatrice, da tempo inagibile.In località Santa Rufina si trova la chiesa dedicata ai Santi Nicandro e Marciano. Basta aprire il portone principale per vedere, al posto delle volte decorate del soffitto, il cielo. Metà chiesa non esiste più. «Ci hanno dato 500mila euro per metterla in sicurezza» spiega don Osman mentre chiude una porta che non contiene più nulla. A pochi metri sorgono una serie di palazzine prefabbricate. Qui c’è anche l’appartamento di don Osman: un salotto, due stanze da letto, il bagno, la cucina. In un angolo la foto del sacerdote con Flavio Insinna, conduttore della Corrida. Sì perché don Osman ha cantato in tv la Bomba di Ricky Martin, per raccogliere fondi e sensibilizzare tutti sulla situazione che sta vivendo L’Aquila.

Troppo bello – «E’ bello vero? – chiede don Osman riferendosi al suo appartamento – Forse troppo. Ed è questo il problema. Le new town, i moduli provvisori (map) sono stati fondamentali nella fase dell’emergenza. Si è cercato di dare una casa a tutti. Ma ora che l’emergenza è finita, il rischio è che questi moduli, da provvisori, diventino definitivi. La gente corre il rischio di lasciarsi andare, di considerare questi fabbricati casa propria. E diventa triste. Bisogna invece ricostruire queste comunità, così come le città, dalle fondamenta. E non è un’impresa semplice, però bisogna provarci. Bisogna riportare la gioia di vivere».

Alessandro Staffelli
– «Alessandro Staffelli l’ho conosciuto nel parcheggio dell’università». L’amicizia tra don Osman e l’odontoiatra monzese è nata nella tendopoli allestita nell’enorme piazzale davanti all’università dell’Aquila. «La mia è stata l’ultima tenda a essere smantellata. L’università è ancora chiusa, tutti i nuovi edifici sono ancora lesionati. Se il sisma fosse avvenuto di giorno…non voglio pensarci, l’ateneo è frequentato da oltre 2mila studenti». Staffelli, volontario in Abruzzo nei giorni successivi il terremoto, ha conosciuto don Osman e ha cercato di aiutarlo nel suo progetto di costruire un nuovo centro della comunità a Roio Poggio. Il costo del progetto, che sta vivendo una fase di stasi per i burrascosi rapporti tra Comune e parrocchia, ha un costo di un milione e mezzo di euro. Staffelli ha raccolto dei fondi, aiutato anche dall’associazione nazionale carabinieri di Monza, che saranno utilizzati per arredare la nuova struttura.
Davide Perego