Monza – Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Così nella storia e così anche nella musica, si dice. E in questa casistica ricade anche Vasco Rossi, compatriota rocker che – polemica più polemica meno – continua a essere uno dei più famosi, che piaccia oppure no. E lei è Clara Moroni, che sostiene, arricchisce e dà corpo alla voce del Blasco. Il suo frontman la chiama la “Ferrari del rock”, forse perché lei è di Monza o forse per quella forza tipica delle squadre da corsa.
Ma Clara se la cava anche da sola in pista. Se la cava e va alla grande, sembrerebbe: freccia a sinistra, sorpasso e via di involata. Un’involata che si chiama rock. E “Brava bambina” di secondo nome.
“Brava Bambina”, il primo disco in italiano:cover e otto tracce scritte di tuo pugno. Qual è l’ispirazione per scrivere? E com’è avvenuta,invece, la scelta delle cover?
Vivo per fare musica e non faccio musica per vivere. Quando scrivo, racconto la mia vita, le mie esperienze: questo album, le cui canzoni sono state scritte nell’arco di vari anni, raccontano il mio vissuto. Le cover, invece, (Take on me degli A-ha, Maniac di Sembello e Because the night di Patty Smith) sono state come una scommessa: dare una nuova veste a canzoni anni ’80, già ormai sentite e risentite. Scommessa che reputo vinta. Il video della canzone omonima del disco è molto suggestivo, si riconoscono scorci del Parco di Monza. Il video è composto da due girati: i protagonisti della storia hanno girato nel Salento, mentre il mio playback è stato girato dentro il Parco di Monza. Con il regista, Mauro Russo, cercavamo una location nel verde e non ho avuto dubbi nello scegliere di girarlo nel nostro parco: era il 5 di gennaio, tantissimo freddo, ma la luce tra gli alberi era incredibile e “Lo scrittore” di Giancarlo Neri sullo sfondo ha contributo a dare magia all’ambiente.
Qual è la tua traccia preferita di questo disco, quella che ti piace di più cantare,quella che più ti emoziona e perché?
Credo che “Bambina Brava” sia la mia preferita, ma anche “Underground”: entrambe parlano di nascere come nuove persone, di non reprimersi. “Rivoluzione” però mi dà una carica estrema, il titolo è chiaro. Ma se penso all’amore, mi viene in mente “Io non piango più”. È difficile scegliere il preferito tra i propri figli.
E ora veniamo alla questione Vasco:questo tuo spogliarti da lui (molto esplicito in alcune fotografie) sembra essere immagine della tua emancipazione, come una figlia che,diventata grande, lascia il nido. Come vivi questo successo? Questo tuo disco è un omaggio a lui e a tutto quello che ti ha insegnato? È una dimostrazione del rapporto allieva-maestro oppure hai capito di potercela fare da sola?
La foto ha preso e continua a prendere nuovi significati ogni volta che la guardo o che ne parlo. Lo spogliarmi da Vasco Rossi è metaforico: lui mi ha insegnato tantissimo e ancora lo farà. Di sicuro, quando si lavora con un grande poeta/comunicatore come lui, non si può non diventare molto autocritici. Nella foto sono nuda perché volevo esprimere il rock diversamente da come avevo sempre fatto, cioè con giubbotto di pelle e stivali: volevo cambiare, essere sincera e mettere in gioco la mia di pelle! È un momento di cambiamento radicale per me, sotto molti aspetti: per ricominciare, parto leggera, senza niente che mi leghi al passato o al futuro.
Concludiamo l’intervista con la più classica delle domande:progetti futuri?
Sto già lavorando su nuovo materiale. Uscirà per l’autunno un ep che sarà un passaggio. Mi dirigo verso nuove sfumature della mia musica, perché ci sono nuove sfumature nella mia vita. Poi un tour. Mi manca molto suonare dal vivo.
D’altra lo faceva già da meno che bambina (la brava bambina): come racconta lei stessa nella sua presentazione ufficiale esistono registrazioni di lei che canta già all’età di tre anni. Con una voglia di “Sex pistols” sulle orecchie si era poi inventata giovanissima il gruppo “The arms” dove già dimostrava soprattutto di essere non solo una bambina brava ma anche una ragazza curiosa: lì si era seduta prima di tutto alla batteria, poi si era messa a cantare. La formazione musicale di Clara Moroni era proseguita con i “Kubrick” (e sì, l’omaggio era al regista) dove ha preso le misure con la scrittura di testi e musica. Tra i passaggi fondamentali del suo apprendistato artistico ci sono stati anche sei mesi vissuti a Londra, grazie a unr egalo del padre. La Ferrari del rock, da allora, non si è più accontentata. Al punto che all’età di trentuno anni, nel 1995, ha fondato la sua etichetta discografica insieme a due soci, la Dmi, «che ha prodotto tanti successi per il mercato giapponese e nordeuropeo», scrive la monzese, che intanto dall’ultimo lavoro ha già estratto tre singoli: “Io non piango più”, “1000 notti” con la partecipazione di Don Joe dei Club Dogo, prima commistione rap-rock in Italia e l’ultimo, la title-track “Bambina Brava”. Sempre in movimento. Sempre in pista. Perché una Ferrari, quando parte, non si ferma facilmente.
Francesca Lanzani