Vimercate – “Dovremo prendere carta e penna e scrivere al più presto a Pedemontana perché ci spieghino i tempi e i modi nei quali intendono procedere sia per la progettazione definitiva delle tratte C e D, che riguardano direttamente anche il Vimercatese, sia poi per i cantieri. Dall’ultimo collegio di vigilanza, avvenuto a dicembre, non abbiamo saputo più nulla. E abbiamo bisogno di capire”.
Nel mirino dell’assessore all’urbanistica di Vimercate Corrado Boccoli sono le nebbie che hanno ripreso a circondare, fitte, le sorti dell’infrastruttura che ha il compito, sulla carta, di unire Como a Malpensa, ma che rischia di fermarsi all’estremo ovest del tracciato, compresi i bracci verticali delle tangenziali di Como e Varese dove i cantieri sono già partiti, e di procedere poi a sprazzi. Le ragioni di questa ennesima impasse? Sempre le stesse: economiche. Mancano i finanziamenti pubblici, e i soci privati trattengono il passo. E per converso, i fondi privati latitano, e quindi lo Stato non eroga denaro.
Un cane che si morde la coda. Pare che la difficoltà nel reperimento delle risorse sia stata denunciata esplicitamente in una lettera siglata da Umberto Regalia, ex direttore generale di Pedemontana, sospeso alcuni mesi fa dall’incarico. Il quadro della situazione, numeri alla mano, è questo: il costo dell’opera è di cinque miliardi di euro, e il piano finanziario prevede un aumento di capitale di cento milioni di euro da aggiungere ai duecento già versati, ma l’aumento è stato solo deliberato e non è ancora nelle casse della società, e poi trecento milioni di euro di prestito ponte, ma sui primi duecento già previsti non c’è garanzia che le banche rinnovino l’opzione scaduta a novembre, e infine i 750 milioni di finanziamento pubblico, posto che sia praticabile il finanziamento sarebbe comunque vincolato all’aumento di capitale da parte dei soci privati. Tutto fermo quindi.
L’unica misura di sicurezza, con finanziamento blindato, è stata attivata sui primi 22 chilometri dei 76 complessivi dell’opera, quelli appunto a ovest del tracciato, per evitare il fermo dei cantieri. Per il resto, nessuna certezza. Entro il primo autunno 2012 dovevano essere presentati i definitivi delle tratte C e D, perché la cantierizzazione potesse partire nel 2013. Invece il ruolino di marcia è saltato. “Pare che entro la prima metà di febbraio, Pedemontana debba presentarci il definitivo della tratta C -ha aggiunto Boccoli- Ma della D non sappiamo nulla e, per quanto ci riguarda, il progetto dell’opera è sempre e ancora quello deliberato dal Cipe che collega Como a Malpensa, non un altro. Quindi attendiamo, e in fretta, spiegazioni, anche a fronte del cambio negli assetti societari di Pedemontana avvenuti nei mesi scorsi”.
Come dire che il rischio che la nuova autostrada venga costruita solo in parte e che magari si arrivi fino alla soglia della tangenziale est, proprio al limitare tra le tratte C e la D, con il collasso della viabilità ordinaria, oggi, restando alle comunicazioni ufficiali, non lo si vuole neppure prendere in considerazione. Alle difficoltà economiche non pare essere estranea la vicenda della vendita delle quote provinciali di Serravalle dello scorso autunno, quando l’asta andò deserta. Ora, l’impasse su Serravalle, a ricaduta, si porta appresso e rischia di far franare importanti tasselli economici per la realizzazione di Pedemontana e di Tem, la tangenziale est esterna di Milano. Dall’alienazione di queste quote sarebbero dovuti derivare introiti cash da utilizzare appunto sui cantieri delle due grandi opere viabilistiche sul tavolo, Pedemontana e Tem, entrambe già inaugurate, con l’obiettivo di aprirle entro la primavera del 2015, ed entrambe, altrimenti, a rischio di stop.
Anna Prada