No del Csi al doping legalizzatoAchini: «Un autogol clamoroso»

Massimo Achini, presidente del Centro sportivo italiano, risponde alla provocazione lanciata dal dottor Umberto Veronesi in un'intervista di legalizzare il doping, mettendo al bando solo ciò che fa male: «Proposta inaccettabile sotto ogni profilo».
No del Csi al doping legalizzatoAchini: «Un autogol clamoroso»

Lesmo – «La proposta di Umberto Veronesi di legalizzare il doping, sia pure limitatamente al settore professionistico, è inaccettabile sotto ogni profilo e pericolosissima per gli inevitabili riflessi che avrebbe sullo sport giovanile». La bocciatura viene da Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano, oltre 900mila tesserati, di cui circa la metà costituita da atleti sotto i vent’anni. E risponde alla proposta provocatoria lanciata dall’oncologo Umberto Veronesi attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport: non converrebbe liberalizzare il doping mettendo al bando solo ciò che fa male?

«Il problema – continua Achini – non è soltanto etico, dell’atleta di livello che oggi ricorrendo al doping “bara” per fare meglio degli avversari. Chi ha a cuore lo sport giovanile sa che i ragazzi mutuano passivamente dallo sport “maggiore” attitudini, comportamenti, strumenti. Legalizzare il doping tra i “pro” darebbe per imitazione il via libera alla sua diffusione tra i ragazzi, diffusione che tra l’altro stia già avvenendo e che è difficilissima da monitorare».

«Voglio credere che il professor Veronesi – conclude il presidente del Csi – abbia lanciato una semplice provocazione. Uno studioso del suo calibro non può ignorare quante cattive abitudini abbiano già contagiato il mondo giovanile: ricorso all’alcool, alle droghe pesanti e leggere. Noi pensiamo che proprio lo sport possa funzionare da antidoto per orientare i giovani a stili di vita salutari. Aprire le porte all’idea che il doping in fondo sia tollerabile sarebbe la fine, un autogol clamoroso. Anche per questo ringrazio il presidente del Coni, Petrucci, per aver preso subito posizione contraria, ricordando il dovere dello sport, “grande” e “piccolo”, di offrire ai ragazzi modelli positivi».