Niente Romania per la CassinaA pagare il conto sarà l’indotto

La Cassina dice no alla fuga in Romania. La decisione è stata ufficializzata nel corso della settimana. La permanenza in Italia del colosso dell'arredamento sarà, però, pagata dalle fabbriche dell'indotto, che rischiano di perdere commesse.
Niente Romania per la CassinaA pagare il conto sarà l’indotto

Meda – Pericolo Romania scampato, o forse no. Gli operai della Cassina tirano un sospiro di sollievo: l’occupazione è salva, non ci saranno perdite di posti di lavoro, né contratti declassati in cooperative. E’ questa la buona notizia che esce dall’ultimo incontro tra azienda e sindacati. Giovedì c’è stato l’ultimo atto di una contrattazione collettiva per arrivare a definire la futura organizzazione dell’azienda leader del mobile. In sostanza, dopo mesi di trattative e scioperi, si è arrivati a questa conclusione: se di Romania si parlerà, lo si farà solo ed esclusivamente per far fronte a quelle esigenze di economicità e produttività che la Cassina deve affrontare giornalmente.

Quindi, la parte che ora viene terziarizzata nell’indotto brianzolo potrebbe – all’occorrenza – essere prodotta in Romania presso i fornitori che la stessa azienda ha testato in questi mesi. «Ma questo rientra nella normale vita di una realtà come la nostra – dicono da Cassina – e la cosa positiva è che finalmente è terminata la fase di muro contro muro con i sindacati, che abbiamo intrapreso una strada comune e la stiamo percorrendo insieme alle organizzazioni e alle rsu». Il reparto di cucitura non subirà scossoni occupazionali come quelli che si erano prefigurati. «Per la prima volta in tanti anni – spiegano Pietro Burgarello e Armando Busnelli di Cigl e Cisl – siamo arrivati a definire una percentuale minima e garantita per i lavoratori esterni: le cucitrici che lavorano da casa avranno il diritto di effettuare il 75% del lavoro che viene eseguito dai lavoratori interni. E questa, permettetemi, è una bella conquista».

E’ finita qui, quindi? Non proprio. «Non è finito niente perché ancora non è stato firmato nulla – aggiungono da Cassina – e con i sindacati dobbiamo sederci attorno a un tavolo e scrivere la contrattazione collettiva di secondo livello che abbiamo lasciato da parte in queste settimane. I lavori sono in corso: discuteremo della flessibilità del lavoro (i sindacati e i lavoratori «si sono messi a disposizione per non far fermare le macchine a mezzogiorno», dicono dalle sigle), delle ore di permesso, del premio di produttività («che rimarrà fermo senza adeguamento a quello previsto nel 2007») e di tanti altri capitoli di contrattazione che vanno riscritti».

A soffrire, quindi, non saranno i lavoratori della Cassina, bensì l’indotto brianzolo che da Cassina prendeva diverse commesse. Una sconfitta per i sindacati? «L’obiettivo principale era quello di tutelare i posti di lavoro all’interno dell’azienda – dicono ancora Burgarello e Busnelli – e l’abbiamo raggiunto. E’ chiaro che noi siamo e saremo sempre contrari alla volontà dell’azienda di terziarizzare, anche quel poco, in Romania ». Il dialogo proseguirà in sede tecnica, ma i sindacati sono sicuri: «La mobilitazione dei mesi scorsi da parte dei lavoratori ha pagato».
e.san.