«Niente funerali al libro di carta»Scioscia e il futuro dell’editoria

C'era una volta e ci sarà ancora, perché da qui a dieci anni il mercato degli ebook potrà occupare un quarto del totale. Così la pensa Edoardo Scioscia, che ha inventato il Libraccio nel 1979 e da qualche settimana, dopo un nuovo accordo tra i due gruppi, è anche vicepresidente di Ibs.it.
«Niente funerali al libro di carta»Scioscia e il futuro dell’editoria

Monza – Calma. Soprattutto: calma. Perché si fa presto a farsi prendere da strapulsioni millenaristiche e mandare tutto al macero. Poi si scopre di non avere più nulla tra le mani e di avere gettato un patrimonio. La storia della carta non è finita e ne ha ancora per molto, molto tempo. Insomma: c’era una volta il libro, c’è e ci sarà ancora. Ne è convinto Edoardo Scioscia, monzese e inventore del Libraccio, che nel mondo liquido ed elettronico ci si è buttato e non da ora, con un occhio all’editoria digitale ma soprattutto all’e-commerce. È il motivo per cui quella che racconta Scioscia è una favola al contrario: non dice “c’era una volta tanti, tanti, tanti anni fa”. Dice “ci sarà, ancora una volta, fra tanti, tanti, tanti anni”. Ed è la favola bella (D’Annunzio non c’entra) del libro di carta.
Antefatto: il 7 febbraio il gruppo Ibs (Internet Bookshop) ha incorporato un pezzo di Libraccio, il Libraccio.it, ramo online del gruppo, leader nazionale nella vendita web di testi scolastici. Le due realtà sono solidamente allacciate da tempo e ora hanno cambiato assestamento: l’operazione porta il gruppo Libraccio nel capitale Ibs con il 5.2 percento, il resto rimane a Emmelibri-Gruppo Messaggerie, che poi si traduce in Gems e si spiega come uno dei più sostanziosi protagonisti dell’editoria italiana. Non ultimo, l’amministratore del Libraccio, sempre Scioscia, diventa vicepresidente di Ibs. Il giro è da grandi numeri e racconta i rapidi cambiamenti del mercato dei libri. Niente confusioni: non si tratta di editoria digitale, cioè di ebook, ereader, Nook e Kindle ed epub. No: si tratta di libri tradizionali, carta canta, e canta bene. La differenza è che viene venduta attraverso canali tradizionali e canali nuovi, quelli digitali appunto.
E chi si ne occupa deve cambiare, intuire e prevedere. Il cerchio si chiude: investire ancora nel mondo della carta? Non conviene passare al futuro? «Ma no. Anzi: negli Stati uniti e altrove già inizia a essere messo in discussione il metodo di insegnamento basato sui tablet, per esempio – dice Scioscia – Parliamo di scuola, chiaramente: non sto dicendo che non serva, ma tutto sembra indicare che la soluzione migliore per il futuro sia una commistione di mezzi tra digitale e cartaceo. E questo nonostante i tentativi di digitalizzazione in Italia abbiano recentemente fatto passi avanti». Ma niente ubriacature, aggiunge, «anche perché le indicazioni del ministero poi si scontrano con l’assenza di fondi e di indirizzi certi. In un’Italia normale, si farebbe tutto per gradi. E invece qui saltano fuori progetti che sono più all’avanguardia del Paesi del nord Europa, salvo poi naufragare nella realtà».
Che vuol dire, secondo Scioscia, sperimentazioni miste, in grado di introdurre i nuovi mezzi sfruttando le loro reali potenzialità, senza tentare di sostituire il ruolo della carta ancora indispensabile. «Per essere chiari: basta andare attorno a Washington square. Lì si vedono gli studenti con il libro aperto e di fianco il computer. Funziona così, è il metodo più pratico. E un’indagine Censis dice che in Italia sono proprio i nativi digitali più dei predecessori a ricorrere alla carta. Mettiamola così: chi va in auto non guarda la televisione, ascolta la radio, anche se è uno strumento più vecchio. Altrimenti è un idiota ». Ed è un idiota, sembra dire Scioscia, anche chi è disposto a farsi illudere dall’ennesima bolla elettronica, scaricando il passato. «Di sbornie di internet se ne sono prese già tante».
«Parliamo anche di acquisti: al momento il 12 percento dei lettori compra sul web, l’88 no. E non è un dato destinato a cambiare molto a breve. Negli Stati uniti il mercato ebook è oggi del 35 percento, in Italia rappresenta l’1. Significa che dobbiamo aspettarci cresca e, per quanto ci riguarda, è un elemento dell’operazione Ibs. Ripeto: il mercato cambierà, si ridurranno gli attori. Ma il gruppo Libraccio in una fase di crisi così dura ha perso nei canali tradizionali solo l’1 percento di vendite. Che è nulla. E siamo a più 10 percento, se invece inseriamo le vendite online».
Se l’aria resta questa sarà un grande compleanno, tra un anno, quando il Libraccio, ideato nel 1979, compirà venticinque anni, investendo in negozi (con aperture a Verona, in Emilia, la forte ristrutturazione di Genova e «un solo rimpianto per l’assenza a Napoli, che è la mia città») e coltivando quelle due libreria di Monza che rappresentano ormai il cuore di un impero. Era lì, Scioscia, sabato scorso, perché in via Vittorio Emanuele c’era ospite Andrea Vitali e lui, in mezzo ai dipendenti, aveva l’aria di quello in famiglia. «Cosa mi aspetto da qui a dieci anni? Che cambierà, ma non troppo. Un mercato digitale tra il 20 e il 25 percento, il resto alla carta. Per quanto ci riguarda, con libri selezionati e di qualità».
Massimiliano Rossin