Muggiò, rsu sotto accusa:Mia mamma morta per l’incuria

Muggiò, rsu sotto accusa:Mia mamma morta per l’incuria

Muggiò Ha resistito tre mesi, prima di cedere a quella malattia che per undici anni l’ha logorata. Ma quello di Maria Villa non è stato un distacco sereno. Gli ultimi mesi della sua vita li ha trascorsi nel reparto Alzheimer della residenza sanitaria Corte Briantea.

Marco Capozzo, il figlio della signora Villa, racconta le settimane trascorse nella struttura di via Italia, tra disservizi e frustrazioni. «Mia sorella ha passato tutti i pomeriggi in reparto insieme alla mamma – racconta – e solo perché si è mostrata presente e determinata è riuscita a ottenere attenzione da parte del personale, grazie anche alla collaborazione con il dottor Luciano Spreafico, il direttore sanitario». Insufficienti, a detta dei famigliari, i cambi del pannolone così come l’igiene personale. «Ho provato a trovare mia madre bagnata nel letto perché gli inservienti non avevano ritenuto opportuno cambiarla. E così anche per il bagno, che veniva fatto solo una volta alla settimana».

Non facile il rapporto anche con il personale infermieristico. «Mia madre presentava una forma di bronchite cronica, a casa eravamo abituati a misurarle la febbre in modo regolare, qui tutto questo non accadeva. Spesso eravamo noi a segnalare agli infermieri che la mamma non stava bene».

Un disagio, quello dei fratelli Capozzo, cresciuto con il passare delle settimane e condiviso anche da altri famigliari. «Persino durante il momento del pasto si sono creati problemi – continua Marco -. A mia sorella è stato proibito dar da mangiare alla mamma in salone con tutti. Sarebbero dovute rimanere da sole in stanza, dove non c’era nemmeno un tavolo per appoggiare il piatto. Abbiamo allora acconsentito che fossero le operatrici a somministrare il cibo alla mamma, ma non ci aspettavamo che lo facessero a tempo di record». Cronometro alla mano i due figli hanno misurato il tempo speso dalle inservienti per dare la merenda ai pazienti: 30 secondi.

Il 29 febbraio la signora Villa è deceduta e i guai sono proseguiti. Stando al racconto dei figli, infatti, nella struttura manca persino la camera mortuario. «La mamma è stata messa in una stanza davanti al bar, e per due giorni abbiamo dovuto azionare un condizionatore per evitare che il corpo iniziasse a puzzare – ricordano -. Di fronte al nostro stupore ci hanno detto che non erano a disposizione camere refrigerate e cella frigorifera».

Ma non solo, la donna al momento del decesso aveva in corpo un pacemaker che avrebbero dovuto rimuovere prima della cremazione. «Abbiamo dovuto chiamare un infermiere a pagamento perché intervenisse, dal momento che nessuno alla Corte Briantea era disposto a toglierle l’apparecchio». Ultimate le faccende burocratiche resta il dolore per la perdita e una grande solitudine.
Sarah Valtolina