Monza: in principio fu punk-rockEcco ”Ex” di gianCarlo Onorato

L'editore Vololibero pubblica ''Ex - semi di musica vivifica'' di gianCarlo Onorato, romanzo non romanzo dalle atmosfere autobiografiche che racconta l'educazione sentimentale di un musicista nella seconda metà degli anni Ottanta, a partire dal punk-rock.
Monza: in principio fu punk-rockEcco ”Ex” di gianCarlo Onorato

Monza – «I fauves erano punk. Gli scapigliati erano punk. E i simbolisti, pure. I Canti orfici lo sono. Trascorrere la notte ad ascoltare i rimbalzi del tuo cuore, lo è». Bastano poche righe a gian- Carlo Onorato (nessun errore, lui lo scrive così) per tracciare una linea di confine tra cosa è passato in archivio nell’immaginario comune e quello che lui ha sempre scritto, letto, pronunciato punk. E quella linea è il taglio netto che attraversa per intero il suo “Ex – semi di musica vivifica” (Vololibero, 316 pagine, 16 euro), romanzo non romanzo e autobiografia poco autorizzata di se stesso che rappresenta inequivocabilmente il racconto in presa diretta della sua personalissima educazione sentimentale fatta racconto.
Che è educazione prima musicale, poi artistica, letteraria, filosofica e tutto in una sola voce, perché Onorato, dagli Underground life in poi, a questo ha pensato: non una sintesi, ma un’estetica sincretica che si accordasse alla sua Fender Telecaster. È la sua formazione e potrebbe essere la stessa di migliaia di altre persone cresciute negli anni Settanta, è Monza mai pronunciata e potrebbe essere una qualsiasi città di provincia di allora: periferia, quartiere operaio, qualche proiettile di troppo in giro nell’aria, gente che iniziava a morire in cantina con un incubo all’eroina infilato nel braccio. Allora mi minore, la maggiore nona, un si minore su cui galleggiare.
Inizia così e poi attraversa Germ e Clash, Syd Barret e Television, Bowie come Lennon, Stooges, Jesus and Mary Chains, Garbage e Brian Eno, Stranglers e Tom Waits, Radiohead, PJ Harvey, Dylan e Soundgarden. Si tratta pur sempre di un “esploratore della musica senza tante categorie, capace di trarre una serie di sfumature in una mescola di colori e sensazioni”, come si definisce il musicista monzese, uno dei nomi più significativi della scena post punk e new wave italiana ieri e tra i più seri sperimentatori oggi, un oggi in cui si divide tra narrativa, musica e pittura. Dopo quattro dischi come solista, “Il velluto interiore” (1996), “Io sono l’angelo” (1998), “Falene” (2004), e “Sangue bianco” (2010), romanzi e racconti, Onorato torna alla scrittura con il titolo pubblicato dalle edizioni Vololibero e uscito nelle librerie lo scorso 11 febbraio.
L’affresco senza sconti di un’epoca e l’immersione nella sfera umana del protagonista, un giovane inquieto che muove i primi passi in un gruppo punk – rock e che insegue disperatamente se stesso, senza dimenticare chi e ciò che lo circonda. Un ragazzo di periferia che racconta la sua faticosa crescita come musicista nel 1977, anni descritti dettagliatamente attraverso gli eventi storici di un Paese come l’Italia. Passi intrinsechi di bellezza e distruzione, di arroganza e di rivelazioni, ma dove la passione emerge su tutto per afferrare quel sogno che sembrava quasi impossibile, pieno di ostacoli: diventare un musicista e vivere la propria vita nella musica come se lui stesso fosse musica. “Ex – semi di musica vivifica” (presentato al pubblico con un tour di concerti portando con sé l’artista Paolo Benvegnù e Aldo Maria Grillo) non è una semplice biografia né un’autobiografia, anche se emergono chiaramente accurate descrizioni di un periodo, possibili solo se raccontate attraverso esperienze vissute direttamente. Sensazioni che l’artista rivela grazie a una scrittura fluida e intensa, delineando la vita come un divenire senza nulla di certo e stabile.
«La vita in un quartiere operaio del 1977 è priva di senso, e i tuoi compagni soffrono ma si adattano e tu no. Non è una vergogna, ma neppure ci vedi niente di epico nell’essere un ragazzo del proletariato. Le lotte per il salario, per i diritti alla pensione, alla casa, sono solo formule ripetute sino alla nausea. Marci di vino e di birra già alle dieci di sera, se le ripetono nei circoli del dopolavoro giovani operai disperati».
Erano già allora letture e ascolti a indicare al protagonista non dichiarato del libro, e a Onorato, che la via di fuga era un’altra: passava per “Lo straniero” di Camus letto in una notte, Herzog e Fassbinder, Schopenauer e Pasolini, il dripping di Pollock. Erano tutto quello che poteva essere, ed era stato. E allora se un giorno l’uomo rispedisse nella stratosfera una capsula che contiene il suo presente, non potrà che contenere anche il suono di una chitarra, dice Onorato, e il giorno in cui precipitasse di nuovo sulla Terra, be’, quel giorno lui vorrebbe esserci. Per frugare in quei reperti di quanto siamo stati. E scoprire così «come eravamo noi, proprio noi ex uomini, prima di diventare noi stessi».
Erica Sironi
Massimiliano Rossin