Monza – La risposta della piazza è andata probabilmente oltre alle aspettative. Non soltanto più della certezza manifestata dal direttivo di Cgil Monza e Brianza nei giorni della presentazione dello sciopero generale, ma è stata anche maggiore dello scorso 6 maggio, quando il sindacato aveva scioperato contro il governo.
In piazza San Paolo le sigle della Cgil ci sono tutte, dietro allo striscione “Stanchi di pagare per tutti. Cambiamo la manovra ingiusta. Diamo un futuro ai giovani e all’Italia”. Circa cinquemila persone (tremilacinquecento secondo le forze dell’ordine) che hanno partecipato alla manifestazione che da piazza Castello si è snodata per il centro di Monza, culminando in piazza San Paolo.
Ma la Cgil, con buona pace di Raffaele Bonanni che aveva definito demenziale lo sciopero, non era sola: c’erano, infatti, i delegati di Cisl della Rovagnati, quelli della Taf di Brugherio, i delegati Cisl e Uil della Cordenfarma, i delegati Uil dell’Enel. «Accogliamo – li ha salutati il segretario generale Maurizio Laini – con rispetto, ma anche con un abbraccio fraterno i delegati e i lavoratori della Cisl e della Uil che hanno voluto condividere i giudizi e la mobilitazione della Cgil. Le vostre battaglie sono le nostre».
I comizi sono stati aperti da Federico Beretta, lavoratore della “Carlo Colombo” di Agrate Brianza e da Maria Grazia Frigerio, lavoratrice della Asl di Monza a nome della Funzione Pubblica. Alla “Carlo Colombo” il gesto estremo di salire sul tetto dell’azienda «perché in questo paese è rimasta l’unica speranza», non ha poi prodotto i frutti sperati: «Alcuni miei compagni – ha detto Beretta – stanno ancora cercando lavoro. Il sindacato ci ha dato una mano, d’altra parte il governo si cura di noi solo per spremerci con questa manovra devastante». Frigerio ha invece insistito sui problemi dei lavoratori pubblici e sugli effetti gravi che i tagli avranno anche a Monza e Brianza sulla sanità e sugli ospedali del territorio: «La manovra – ha spiegato nel suo intervento – si scarica sulle condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati e dei soggetti più deboli: ancora tagli agli enti locali, ticket e accorpamenti di ospedali, licenziamento di precari e “punizioni” al di là dell’immaginabile per i lavoratori dipendenti pubblici».
«La manovra – ha quindi concluso Laini – non è credibile e soprattutto è pagata solo da lavoratori e pensionati: lo sciopero era inevitabile, altro che demenziale, per dare sbocco alla protesta e alla rabbia, per canalizzare il dissenso e costruire un percorso di contrasto illuminato da una piattaforma alternativa: lotta strutturale all’evasione, tassa straordinaria sui grandi patrimoni immobiliari, patrimoniale sulle grandi ricchezze. Una manovra ben più grande, ma per poter investire nell’innovazione, nell’occupazione dei giovani e nella riforma fiscale. Non quella di Tremonti».
Luca Scarpetta