Monza affonda come il Titanic E intanto Seedorf è in crociera

Mentre la caricatura di un fragilissimo, piccolo Titanic s'inabissava tra i tuoni e i fulmini d'una tristissima domenica di speranze infrante, lui, Clarence, si godeva una esclusivissima crociera.
Seedorf pronto per il BotafogoCosa succederà adesso al Monza?

Monza – Il silenzio assordante di Clarence Seedorf, non una parola sulla retrocessione scandita dal drammatico testa a testa di domenica con il Pergocrema. Men che meno sul futuro della società. Mentre la caricatura di un fragilissimo, piccolo Titanic s’inabissava tra i tuoni e i fulmini (non solo metaforici) d’una tristissima domenica di speranze infrante, lui, Clarence, si godeva una esclusivissima crociera. Beato, si presume, di certo lontano dagli affanni dei comuni mortali. Un impegno cui il nostro dottor Jekill e mister Hyde – considerata la sua duplice natura, calciatore di successo del Milan e numero uno nell’organigramma dirigenziale del Monza – evidentemente non doveva sottrarsi. 

Scudetto e retrocessione, paradiso e inferno. Sarebbe stato bello, caro Clarence, vederla in tribuna ad esempio accanto al vecchio presidente Valentino Giambelli, a patire con lui, a sperare con lui. Valentino da tempo non ha più alcun interesse economico nel Monza, ma la passione, il cuore sono gli stessi d’ieri, le lacrime le stesse di quando si mancava d’un soffio una promozione nella massima serie o s’incappava in una dolorosa retrocessione. A Crema, Giambelli c’era, Seedorf stava in crociera. Al fischio finale, a frittata servita,Valentino è rimasto a lungo immobile, gli occhi lucidi, lo sguardo perso nel vuoto. Temo che Clarence nel frattempo si stesse sorbendo un drink, inderogabili impegni di rappresentanza, cin cin, e pazienza se sul piccolo Titanic così lontano l’orchestra ha da tempo suonato l’ultimo valzer. Un altro drink, cameriere. Moderatamente alcolico, please, che sono pur sempre un calciatore. 

Chissà se qualcuno dei fedelissimi “orange” della sua corte avrà trovato il modo per tenere aggiornato Clarence su quanto stava maturando su un campetto di provincia gonfio di tensioni e plebei belligeranti. Clarence si è risparmiato la devastazione finale dei suoi ragazzi, si è perso il toccante, interminabile applauso con cui i quattrocento giovani tifosi al sèguito della squadra hanno salutato una prova magari poco qualitativa, di sicuro però generosa e degna di rispetto. Cose che pensavamo appartenere ad altre realtà calcistiche, non al nostro calcio, povero di cultura e ricco di veleni. Roba da Anfield Road: la tua squadra del cuore ha perso, addirittura viene condannata alla retrocessione, e tu applaudi i tuoi idoli infranti che umili vengono sotto la tribuna a chiedere perdono, più di così non abbiamo saputo e potuto fare. Onore ai vinti, partono i cori, si canta con la morte nel cuore, ma si canta. 
Che lezione sorprendente, signor Seedorf, da parte di questi giovanotti che la crociera l’hanno realizzata partendo da Monzello pieni di aspettative, che hanno fatto la colletta per la benzina e il pedaggio autostradale, che hanno visto spegnersi i sogni di salvezza e ciò nonostante fino all’ultimo e oltre hanno continuato a cantare, a sventolare drappi biancorossi, piangendo senza pudore e tuttavia inneggiando alla propria fede calcistica e ai propri beniamini, tali rimasti anche nella sconfitta. Caro Clarence, se vorrà continuare a restare con noi, se confermerà il suo impegno con il Calcio Monza, tenga conto anche di questa lezione. Ne faccia tesoro. Le sarà più facile ripartire da dove i tanti errori suoi e dei più stretti collaboratori l’hanno giustamente relegata.

Giancarlo Besana