Monza, abusò della sua nipotinaIn tribunale il 16 maggio

Comparirà davanti al gup del tribunale cittadino il prossimo 16 maggio un quarantenne spezzino in carcere perché accusato di aver abusato della nipotina monzese di appena 13 anni. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
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Monza – Comparirà davanti al gup del tribunale cittadino il prossimo 16 maggio il quarantenne spezzino in carcere perchè accusato di aver abusato della nipotina monzese. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio. I carabinieri della stazione di Monza, sotto la direzione della Compagnia cittadina, a conclusione di una complessa attività investigativa condotta in ambito telematico, lo avevano arrestato lo scorso gennaio, colpito da ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza su richiesta del pubblico ministero Alessandro Pepé. G.B., queste le sue iniziali, è accusato di pornografia minorile, violenza sessuale aggravata e atti sessuali con minorenne. L’indagine è scaturita dalla querela presentata da una ragazzina di 15 anni anni e dai suoi genitori nei confronti dello zio, accusato sia di aver indotto la minore, fin dal mese di dicembre 2008, ossia quando la vittima aveva soltanto 13 anni, alla produzione di materiale pedopornografico, creando la figura di un fantomatico molestatore conosciuto in chat tramite Messenger, sia di avere, in più occasioni, abusato sessualmente della ragazzina. L’attività investigativa, condotta da un ispettore e da un carabiniere della stazione dei carabinieri di Monza con esperienza nel contesto della criminalità informatica e supportata dal contributo tecnico fornito dal personale del compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni di Milano, ha consentito di raccogliere numerosi riscontri alle dichiarazioni della ragazzina: infatti, all’interno dei supporti informatici (hard disk) sequestrati durante la perquisizione domiciliare eseguita nell’abitazione dell’indagato, sono stati rinvenuti, attraverso il ricorso a evolute tecniche di computer forensic, numerosi file multimediali (foto e video) di carattere pedopornografico riconducibili alla vittima, nonché di estrapolare informazioni che suffragano l’ipotesi degli abusi sessuali.