Monza – E’ stato un 25 Aprile all’insegna della contestazione. Lunedì il tradizionale discorso del sindaco è stato interrotto da proteste, fischi e il canto partigiano Bella ciao, quando Marco Mariani si è avventurato sull’insidioso terreno minato dell’interpretazione storico-politica. Una battuta sulla «soggettività del giudizio storico» rispetto agli eventi legati resistenza ha infatti provocato la reazione di una ventina di persone, per lo più giovani, con bordate di fischi in direzione dell’oratore.
Un attacco sonoro che Mariani (già ”silenziato” dallo scampanio della torre del Duomo, con un involontario effetto in stile Don Camillo e Peppone) non ha affatto gradito. «Come mi diceva sempre mio padre, c’è gente che invece che col cervello pensa usando un’altra parte del corpo», ha replicato stizzito. Sino a quel momento la manifestazione per il 66esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo si era svolta come ogni anno: la deposizione di corone al cimitero, il corteo da piazza Citterio, l’alzabandiera e la messa in piazza Trento e Trieste.
Meno gente del solito, complice l’inedita coincidenza con le festività pasquali, e (per tagliare i costi) nessun palco allestito al centro della piazza, ma solo una postazione in cima allo scalone principale del municipio. Da qui hanno preso la parola prima il rappresentante dell’Anpi Carlo Ghezzi, e poi una studentessa del Liceo Zucchi, Federica Cavalletti. Ghezzi ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria del 25 aprile, senza sentimenti di rivalsa, ma anche senza revisionismi mirati a porre combattenti per la libertà e nazifascisti sullo stesso piano, con un occhio agli avvenimenti di questi giorni. «Occorre dire no a chi vorrebbe cambiare la Costituzione per ricostituire il partito fascista: i motivi che portarono alla lotta di liberazione non possono essere cancellati», ha chiosato.
La rappresentante degli studenti ha ricordato tutti i giovani che nel 1943-1945 sacrificarono la vita «per farci dono della libertà». Quindi è toccato a Mariani, accolto da una prima contestazione, subito bloccata dagli organizzatori. Il sindaco non ha negato l’importanza della resistenza, ma poi ha iniziato a seguire un percorso più ecumenico, che non è piaciuto a parte della piazza. «In una guerra civile succedono cose tremende, occorre ricordare le tante giovani vite sacrificate», ha sintetizzato, auspicando la fine delle divisioni. Quando però Mariani ha fatto qualche esempio pratico, ricordando il monumento ai caduti costruito in Spagna dopo la terribile guerra civile del 1936-1939, sottolineando come ogni giudizio storico alla fine sia soggettivo, è partita la contestazione.
Prima il coro partigiano, poi bordate di fischi conditi dalla richiesta di dimissioni. «Che significano queste proteste, senonchè c’è qualcuno che non ha capito perché siamo qui- ha risposto Mariani-, festeggiamo l’unità d’Italia, e poi ci dividiamo su queste cose. E’ una mancanza di rispetto durante una manifestazione democratica». Quindi, mentre i contestatori lo invitavano a dimettersi, l’affondo: «L’Anpi è responsabile, questi sono elettori vostri».
«Noi siamo per il rispetto istituzionale, però il sindaco ha provocato la piazza», hanno commentato Anpi e Aned, mentre dall’opposizione sono arrivate bacchettate per i contestatori, ma soprattutto per il sindaco: «Mariani in questi anni ha solo saputo dividere la città, quest’amministrazione è al capolinea», hanno chiosato Roberto Scanagatti (Pd) e Vincenzo Ascrizzi (Sel). «I soliti quattro ragazzotti dei centri sociali», ha invece tagliato corto il presidente della Provincia Dario Allevi.
Giuliano Da Frè