Carate Brianza – Il commissario straordinario, Michele Basilicata, ha firmato l’ordinanza che impone al liquidatore della società proprietaria dei quattro capannoni industriali di via Donizetti che tanto preoccupano i residenti dell’isolato, la rimozione e lo smaltimento «nel più breve tempo possibile e comunque entro il 22 ottobre della copertura in cemento amianto» in condizioni di estremo deterioramento.
L’ordinanza, contingibile e urgente, arriva dopo il sopralluogo dell’Asl di Monza chiesto dal procuratore della Repubblica per l’esposto di Giuseppe Stringi (consigliere uscente del Pd). Un sopralluogo che ha confermano le conclusioni della relazione tecnica commissionata mesi fa dal liquidatore a un tecnico del settore (l’eternit va rimosso entro ottobre) anche se, visto il pessimo stato della copertura, nella sua relazione l’Asl caldeggia la rimozione «nel più breve tempo possibile».
Scettico Stringi, che sbotta: «I residenti lamentano il problema da otto anni. Possibile che l’Asl sia uscita per un sopralluogo solo ora? La relazione che fa seguito al sopralluogo indica la presenza nelle grondaie di abbondante polvere contaminata da fibre di amianto: basta un soffio di vento perché voli via. Sono certo che a ottobre saremo allo stesso punto di oggi». Stringi informerà dell’ordinanza i firmatari della petizione promossa nei mesi scorsi dal comitato “Pericolo amianto”.
Tra questi c’è Nuccia Castoldi, che nel 2011 ha perso il marito, Romano Cesana, di 75 anni, per un mesotelioma, malattia da esposizione all’amianto, diagnosticato all’ospedale San Gerardo di Monza e all’Humanitas di Milano.
«Mio marito- racconta la donna dalla casa di via Donizetti non lontana dal capannone al centro delle polemiche e vicinissima a un’altra tettoia in eternit – amava stare in giardino. E’ iniziato tutto a febbraio. Romano faticava a respirare, così ha fatto una visita all’ospedale di Monza. Ad aprile è stato ricoverato all’Humanitas per sottoporsi alla terapia. Non è servito: si è spento il 25 dicembre all’hospice degli Istituti clinici Zucchi di Carate. L’ufficio di igiene dell’Asl ci ha chiamato più volte, già prima del ricovero, e ci ha fatto diverse domande per capire come potesse avere contratto la malattia visto che non lavorava in ambienti esposti all’amianto. Poi più niente: Asl e Comune si sono palleggiati».
Da allora Nuccia non apre mai le finestre di casa e non scende più in guardino. Saputo che il comitato si stava muovendo, non ha esitato a firmare: «Qui vicino ci sono una scuola e un giardinetto pubblico pieno di mamme, nonne e nipotini nelle belle giornate. Tanta gente non ne è cosciente, ma di eternit si muore».
La donna e le figlie hanno segnalato più volte in municipio la presenza di eternit sui tetti del quartiere, sollecitando un censimento delle aree con amianto e un monitoraggio dello stato delle più fatiscenti.
Alessandra Botto Rossa