Meda – I lavoratori della Cassina protestano. Mercoledì mattina, dopo l’ assemblea sindacale, più di cento operai che lavorano nella sede produttiva di via Busnelli hanno invaso la carreggiata stradale che costeggia la ferrovia per dire no a quella che per ora è solo un’ ipotesi ma che per i lavoratori rimane uno spauracchio pesante nella loro storia lavorativa. Al centro della contestazione, c’ è la comunicazione da parte dell’ azienda leader del made in Italy dell’ arredamento della propria volontà di delocalizzare in Romania alcune attività della produzione.
Si parla esattamente della cucitura, fase per la quale vengono impiegati oggi 40 dipendenti: 20 in sede e altrettanti esterni. Gli operai della ditta simbolo di Meda hanno quindi scioperato pacificamente e, a dirla tutta, con il sorriso sulle labbra anche se la paura che le proprie condizioni di lavoro possano cambiare si leggeva negli occhi di tutti. Fermi al semaforo che incrocia via Busnelli, la ferrovia, viale Francia, via Seveso e via Cadorna, gli operai e le operaie invitavano semplicemente gli automobilisti a suonare il clacson, così come richiesto – con tanto di risposta – anche al treno. Presenti sul posto, anche i sindacalisti competenti di Filca Cigl e Fillea Cisl che per giovedì sera alle 18 hanno indetto una conferenza stampa per spiegare la loro posizione.
Appesi fuori dall’ azienda, striscioni con tante scritte: Il lavoro a Meda, Vergogna (un grido invocato più volte verso i piani alti dell’ azienda). L’ azienda che fa parte del Gruppo Poltrona Frau dice: “ Al momento sono stati individuati potenziali fornitori tra cui uno rumeno che è in fase di analisi e test per ciò che concerne qualità, affidabilità, flessibilità e costi ed integrazione con gli altri processi aziendali. Alla conclusione di tale sperimentazione sarà comunque obiettivo di Cassina creare condizioni locali di lavoro dove l’ azienda possa realizzare parte della riduzione costi, derivanti dalla terziarizzazione, attuando una soluzione organizzativa che permetta di mantenere il lavoro nel Distretto dei collaboratori coinvolti” . Qui si chiude per ora la comunicazione dell’ azienda.
L’ eventuale positività dei test comporterebbe una revisione delle posizioni lavorative degli operai che si occupano della cucitura e un’ idea verosimile è che questa parte di forza lavoro mantenga il suo posto ma che venga declassata sotto cooperativa. Per ora, qualsiasi pensiero va messo però al condizionale.