Lissone – Capelli lunghi neri corvino, abbronzatura da paura, una carriera lanciatissima e un fidanzato da almeno dieci anni. Una vita splendida, piena di affetti e soddisfazioni. La vita di una giovane donna di 28 anni come tutte che, in un attimo, è cambiata completamente. Era il 22 agosto 2005 quando Giusy Versace, all’anagrafe Giuseppina Versace, originaria di Reggio Calabria, da quindici anni milanese di adozione dove lavora nel campo della moda (non per l’azienda di famiglia), a causa di un incidente stradale lungo l’autostrada vicino a Cosenza, ha perso entrambe le gambe tranciate all’ altezza del ginocchio dal guardrail. Quel giorno si era abbattuto un forte acquazzone e a causa dell’effetto aquaplaning, la macchina di Giusy è finita dritta contro il guardrail.
Sabato scorso, Giusy è tornata all’istituto superiore Enriques – Europa Unita di Lissone per portare la sua testimonianza agli studenti. L’occasione è stata l’uscita nelle librerie del suo libro autobiografico «Con la testa e con il cuore si va ovunque – La storia della mia nuova vita» (edito Mondadori). Un diario dove Giusy si racconta con fatica, ma con grande coraggio.
«Tante persone mi hanno chiesto di scrivere un libro e dopo 7 anni mi sono decisa. Se è vero che la mia storia può servire da stimolo per altre persone, ben venga. Ricordo tutto di quel giorno – racconta Giusy – , non ho mai perso i sensi. Il dolore fisico era molto forte e ho rivolto le mie preghiere alla Madonna. Avevo paura di morire, ma la voglia di vivere ha prevalso». ù
L’ affetto delle amiche più care e della famiglia, sono stati fondamentali. Giusy ha passato anni di duro e intenso allenamento, per poter riuscire a stare in piedi con le protesi. «E’ stato faticoso. Ma questa è la mia quotidianità: sono protesi, si tolgono e si mettono. Non bisogna vergognarsi. Mi sono chiesta più volte: perché proprio a me? Ma poi, quando ho deciso di entrare come volontaria nel gruppo Unitalsi ci ho pensato e ho capovolto la domanda: perché non a me? Certe cose capitano e basta, nulla accade per caso. Oggi è un grande dono, arrabbiarsi non serve a nulla».
E poi la corsa e la prima medaglia ai campionati italiani di atletica paralimpica di Imola nel 2010. «Mi avevano sconsigliato di correre. Volevo sentirmi l’aria tra i capelli e riprovare la sensazione che il mio cervello aveva dimenticato. Lo sport aiuta tantissimo a superare i propri limiti e a non sentirsi diversi». Giusy dirige anche la Onlus «Disabili no limits», che si occupa di raccogliere fondi per amputati economicamente svantaggiati.
Erica Sironi