La crisi cambia le professioniE a scuola si studia un lavoro

Il mondo della scuola cambia, gli istituti professionali si adeguano. Un viaggio nel mondo, rinnovato e rivalutato, delle scuole tecniche dai corsi per operatori di cinema agli addetti dell'industria dolciaria. Troppi iscritti invece alla scuola per estetiste.
La crisi cambia le professioniE a scuola si studia un lavoro

Monza – I lavori cambiano, la scuola si adegua: gli istituti tecnici e professionali fanno quasi a gara per cercare di formare i profili richiesti dalle imprese e, in barba alla crisi, consentire ai giovani di trovare un’occupazione.
Le novità a Monza coinvolgono tutti i settori, da quello alimentare a quello meccanico: «All’Olivetti – spiega il preside Fernando D’Alfonso – nei giorni scorsi è partito un corso per tecnici di panetteria e industria dolciaria. I ragazzi avranno ottime possibilità di essere assunti, dato che l’istanza ci è arrivata direttamente sia da piccole industrie che operano nella bergamasca sia da grosse realtà come la Saiwa».

Nuovi curricula – Lo stesso rinnovamento dei curricula interessa l’Ipsia che da anni ha nel suo piano di studi un ciclo per operatore dell’industria cinematografica e televisiva e che proseguirà le collaborazioni con importanti aziende tra cui la Caterpillar con cui ha avviato un progetto di alternanza scuola-lavoro che prevede una trasferta degli alunni a Vercelli.
«Gli studenti – prosegue il dirigente – diventeranno manutentori dei mezzi di trasporto e impareranno a gestire anche gli enormi gruppi elettrogeni installati sulle navi. È inutile continuare a sfornare tornitori o addetti alle macchine a controllo numerico inseguendo mestieri che non ci sono più: il mercato richiede manutentori per ogni settore, da quello edile a quello elettronico. Chi vuol lavorare deve essere pronto a farlo da casa, con il telecontrollo, o essere disposto a spostarsi anche all’estero».

«Famiglie attente» – D’Alfonso invita le famiglie a un cambio di rotta: «Molte – commenta – iscrivono i figli ai licei in quanto ritengono che studi professionali e tecnici li condannino alla disoccupazione. La Provincia, a questo proposito, dovrebbe svolgere un orientamento più incisivo ». I suoi giudizi non sono condivisi da altri dirigenti: Rodolfo Denti, da poche settimane alla guida dell’Hensemberger, deve gestire tredici prime. «Proprio la crisi – riflette – potrebbe spingere i genitori verso gli istituti tecnici, in quanto l’incertezza potrebbe far temere di non riuscire a sostenere economicamente il peso dell’università ». È dello stesso parere Adriano Corioni,direttore dell’Ecfop di San Biagio: «Le iscrizioni – nota – non sono in calo. Piuttosto è indispensabile far comprendere che l’istruzione professionale è cambiata e consente di proseguire fino all’università. Noi proponiamo corsi nel settore elettrico: se i giovani non trovassero lavoro li chiuderei subito».

Esigenze delle imprese – Lo stesso discorso vale per i cicli per panificatori e operatori della ristorazione e per quelli gli amministrativi: «Occorre adeguare i programmi alle esigenze delle imprese – conclude – il nostro post diploma sulle energie alternative per periti e geometri si è concluso con l’assunzione di venti alunni ».

Esubero di estetiste – Ma in Lombardia c’è un numero spropositato di aspiranti estetiste che, per forza di cose, non riusciranno a trovare lavoro. L’allarme è lanciato da Adriano Corioni, direttore dell’Ecfop di San Biagio: «Le studentesse sono oltre seimila – spiega – tanto che la Regione sta disincentivando le iscrizioni riducendo la dote scuola versata ai centri di formazione. La Brianza oltretutto, è quella con i numeri più alti».
Fino a pochi anni fa, spiega, la situazione era capovolta: «Noi – ricorda – abbiamo avviato il corso su richiesta della Provincia di Milano in quanto il settore dava buone possibilità di occupazione ».Ora, però, l’esplosione di proposte seguita alla facilità con cui il Pirellone ha concesso l’accreditamento perfino a realtà poco più che improvvisate rischia di illudere tante ragazze.
Monica Bonalumi