Monza – La crisi intacca il dorato mondo della Formula 1? È capace di scalfire l’immagine di un mondo a sé, sempre e comunque? Il termometro della situazione lo si avrà domenica sera, al conteggio definitivo dei tagliandi staccati per entrare in autodromo. Ma certo è che, se il buongiorno si vede dal mattino, qualche prima considerazione può essere fatta. La politica del risparmio e della riduzione degli sprechi, in un certo senso, pare davvero essere sbarcata anche nella carovana della massima serie sportiva dell’automobilismo. Lo dicono gli stand del marchandising, meno numerosi e soprattutto meno affollati. Ma lo dice anche chi, passando in silenzio tra i tifosi in processione verso le tribune, vede volti e ascolta voci che vengono da lontano. Come dire che, in assenza di conferme numeriche, lo spread tra il numero di spettatori italiani e quelli stranieri è in crescita. Tanti, ovviamente, i compaesani del Cavallino, ma la proporzione con chi arriva da Germania e Inghilterra racconta di un rapporto quasi egualitario. Una conferma sportiva di quel che la vita di tutti i giorni racconta nelle cronache nazionali e internazionali. Considerazioni spannometriche, forse, ma che vengono confermate dal dispiegamento di forze giornalistiche, in questo caso in evidente sbilanciamento verso l’estero. Tv e carta stampata d’oltreconfine la fanno da padrone, riservando però anche in questo caso una piccola sorpresa.
La crisi ai tempi della Formula 1Anche i tifosi pagano lo spread
Tedeschi e inglesi tanti, italiani pure. Ma in proporzione minore rispetto al passato. Come a voler confermare i differenti momenti di difficoltà economica, le presenze in autodromo raccontano di una Monza più internazionale e, forse, meno tricolore.