Al Museo Diocesano di Milano vive in bella mostra l’esposizione permanente di opere plastiche provenienti dalla Collezione Walter Fontana (1919-1992). Il prezioso nucleo della raccolta ambrosiana, raccolto dal senatore Walter Fontana nel corso della seconda metà del Novecento, annovera opere di protagonisti della storia dell’arte lombarda del XX secolo.
Questi capolavori -un nucleo di sculture di maestri lombardi- testimoniano la vivace attività plastica nell’ambito dell’arte sacra in un momento storico di particolare importanza per il riavvicinamento tra Chiesa e le Arti, quale quello ispirato dal Concilio Vaticano II, svoltosi dal 1962 al 1965 sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI. “Noi abbiamo bisogno di voi…”, diceva Paolo VI agli artisti, quasi con commozione: “Perché questo mondo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione”.
E Floriano Bodini (1933-2005) l’ha ritratto così, papa Montini: avvolto nel manto come in una corazza, figura ieratica, apparentemente chiusa, per quel suo carattere schivo e riflessivo, ma che invece si apre al mondo, in quelle mani enormi dalle dita protese, mani che accarezzano, che stringono, che benedicono. Mani sospese sulla colomba dello Spirito, come a fare del pontefice Giovanni Battista il novello battezzatore del Giordano, voce di chi grida nel deserto, di chi annuncia la salvezza in colui che toglie il peccato del mondo…La scultura, svettante come una croce verso il cielo, affilata come la prora di una nave, la nave della Chiesa che gli era stata affidata, venne realizzata dall’artista varesino in legno, liberamente, cioè senza essere stata commissionata da alcuno (era il 1968), ma oggi è conservata nella Collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani.
Bodini ne fece però anche una versione in bronzo -insieme ad altri ritratti di Paolo VI scadenzati nel tempo- che ora, è esposta al Museo Diocesano di Milano. La monumentale figura, infatti, è parte di quel gruppo di opere della Collezione Walter Fontana, che, grazie al recentissimo deposito in comodato, giunge ad arricchire la già cospicua raccolta d’arte sacra ambrosiana presso l’ex convento di Sant’Eustorgio, completando idealmente la sezione dedicata a maestri del nostro tempo. Una collezione, la Fontana, che annovera appunto lavori – oltre trecento – di protagonisti dell’arte lombarda del secondo Novecento, fra i quali, quelli selezionati per il Diocesano, testimoniano la vivace attività scultorea attorno alle tematiche religiose in un momento storico cruciale per il riavvicinamento tra la Chiesa e le arti, quale quello ispirato dal Concilio Vaticano II, svoltosi fra il 1962 e il 1965.
A costituirla è stato Walter Fontana, classe 1919, scomparso vent’anni or sono, solida figura di imprenditore brianzolo, impegnato in politica sia a livello locale (fu sindaco di Briosco) sia nazionale (venne eletto senatore nel 1988 nelle file della Democrazia Cristiana), contribuendo anche alle intese economiche, allora con piglio quasi, fra Italia e Cina. Ma che, soprattutto, fu amante dell’arte e amico degli artisti: un vero mecenate, insomma, per il sostegno che per tutta la sua vita volle offrire al mondo della cultura, promuovendo con la sua committenza i giovani artisti come quelli già affermati, e arrivando a presiedere negli anni Ottanta il Consiglio di Amministrazione dell’Accademia di Brera, allora diretta da Andrea Cascella.
Nelle sale del Museo di corso di Porta Ticinese, i visitatori possono ammirare capolavori contemporanei d’arte sacra; come le quattro formelle bronzee di Luciano Minguzzi (1911-2004) raffiguranti episodi della storia del Duomo di Milano, presentate dall’artista nel 1950 come bozzetti preparatori nel concorso per la quinta porta della cattedrale: realizzati nel 1965 dopo la vittoria ex aequo con Lucio Fontana al concorso indetto dalla Veneranda Fabbrica del Duomo per la realizzazione della porta bronzea; concorso che effettivamente Minguzzi vinse, ex aequo con Lucio Fontana (che però preferì abbandonare l’impresa, per incomprensioni con la commissione), portando a compimento l’opera quindici anni più tardi.
Del 1963 (meglio tra il 1952 e il 1964), invece, è il bassorilievo di bronzo con la Morte di santo Stefano, realizzato da Giacomo Manzoni (1908-1991) (detto Manzù), come variante del rilievo della Porta della Morte nella basilica di San Pietro in Vaticano. Un capolavoro della scultura contemporanea, nato dall’amicizia e dal profondo intendimento umano e spirituale di due grandi protagonisti del ventesimo secolo, entrambi lombardi (bergamaschi per la precisione), vale a dire Manzù, appunto, e Angelo Roncalli papa con il nome di Giovanni XXIII.
Di Bodini, oltre al ritratto di Montini di cui si diceva all’inizio, al Museo Diocesano sono presenti anche le Colombe, eteree creature d’argento, modellate nel 1970. Mentre reca la firma di Francesco Messina (1900-1995), altro straordinario maestro della scultura figurativa italiana del Novecento che meriterebbe miglior attenzione pubblica, un vibrante modello in cera del suo san Giovanni Battista; e ancora un bassorilievo di Virginio Ciminaghi (1911-2001) che, al pari di Bodini, fu suo allievo, all’Accademia di Brera.
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Bellezze statuarie, capolavori impareggiabili; perché, come ricordava lo stesso Paolo VI, “esiste ancora in questo nostro arido mondo secolarizzato, una capacità prodigiosa – ecco la meraviglia che andiamo cercando! – di esprimere, oltre l’uomo autentico, il religioso, il divino, il cristiano”. C’è anche un Walter Fontana uomo: “Quelli che l’hanno conosciuto sanno che l’uomo Walter Fontana aveva la peculiarità di emanare empatia – ha ricordato il nipote Giuseppe Fontana – Amava stare con gli altri, parlare, discutere. Quante persone, personalità, politici, artisti soprattutto amici, ha visto passare in questa casa. Questo perché lui amava condividere con gli altri, confrontarsi. E cosa dire della sua generosità? Lo spirito di servizio erano parte del suo dna. Mai si tirava indietro nell’aiutare gli altri: con una buona parola o un segno tangibile, per alleviare le loro preoccupazioni”.
Walter Fontana era nato a Crescenzago nel 1919 e ha cominciato, da giovanissimo, a lavorare come calderaio nella piccola officina paterna. Nel 1947 stampava la prima vite con una macchina costruita con le sue stesse mani insieme al fratello Loris, con il quale nel 1952 fondava a Veduggio, la Fontana Luigi S.p.A.
È stato presidente dell’Associazione Industriali di Monza e Brianza per ben 12 anni, al 1979 al 1991, presidente di Federmeccanica, di Federlombarda, della Camera di Commercio Italo-Cinese e vicepresidente della Banca del Monte di Milano. Nel 1988 è stato eletto Senatore della Repubblica nel Collegio di Monza nelle liste della Democrazia Cristiana. A Palazzo Madama ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Industria e si è fatto promotore di due importanti disegni di legge: nel marzo del 1990 ha sostenuto un provvedimento in favore della Villa Reale di Monza e nell’agosto dello stesso anno ha proposto l’istituzione della Provincia di Monza e Brianza. È stato anche sindaco di Briosco nel 1990 e presidente del consiglio di Amministrazione dell’Accademia delle Belle Arti di Brera. Una vita intensa che si conclude, a Briosco, nel 1992, dopo una lunga malattia.
Carlo Franza
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Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.