Seregno – «Per amore del mio popolo non tacerò» è stato il tema del filo conduttore della narrazione dell’esperienza di una ventina di giovani scout del «gruppo Seregno 1», che ad agosto ha partecipato al progetto «Estate liberi!, promossa da Libera. Un’esperienza vissuta a San Cipriano d’Aversa in provincia di Caserta. Camorra, famiglie di camorra, cultura di camorra. Attraverso un filmato e con una narrazione alla voce, i giovani scout hanno voluto dimostrare perché quel paese, quella zona è tanto diversa dalla nostra. Una conoscenza che li ha particolarmente colpiti nel profondo dell’animo e del cuore, tanto che, nel pomeriggio di domenica in sala Gandini di via XXIV Maggio, esaurita in ogni ordine di posti, hanno inteso far sapere che «siamo tornati con il bisogno e la voglia di ricordare e raccontare, di gridare a tutti cosa significhi vivere in quella realtà».
«Quella della camorra – hanno detto – è una ferita che stenta a guarire. La ragione è nel significato che il verbo ‘far la camorra’, assume, indicando nel linguaggio ordinario il far prevalere un proprio diritto arbitrario e fraudolento. Il pensiero camorristico è nato proprio così, quando nel sud Italia lo Stato ha cessato di farsi garante di un’educazione della popolazione, lasciando subentrare al suo posto l’immagine intima e prepotente di un nuovo padre camorra, che ha implicato la formazione di questa società senza Stato».
«Una società – hanno continuato gli scout – fondata sull’individualismo più radicale. La camorra non si limita mai ad essere una scelta di interessi, un lavoro alternativo, ma per chi si trova coinvolto, una maniera di vivere, una preferenza culturale che spesso prende i segni della tradizione familiare ». È stato citato don Peppe Diana che diceva:«Se si ama il proprio popolo non bisogna tacere». Quindi l’intervento del referente di Libera Monza e Brianza, Valerio d’Ippolito che ha illustrato le motivazioni e l’attività dell’associazione in terra brianzola.