Joachim SchmidDopo la fotografia

Era il 1989 e lui, tedesco, non trovava niente di meglio da dire che «nessuna nuova fotografia finché non siano state utilizzate quelle già esistenti». Roberta Valtorta racconta per l'editore Johan & Levi Joachim Schmid.
Joachim SchmidDopo la fotografia

Era il 1989 e lui, tedesco, non trovava niente di meglio da dire che «nessuna nuova fotografia finché non siano state utilizzate quelle già esistenti». Proprio mentre attorno a lui il mondo cambiava e crollavano i muri e gli imperi reali e mentali che erano stati creati di qua e di là da quelli, quando più che mai sembrava che di fotografie nuove ci fosse bisogno. Eppure Joachim Schmid, nato a Balingen, non troppo lontano da Stoccarda, nel 1955, creava il paradosso dei paradossi: diventare fotografo, e artista, senza mai più scattare una foto. E proprio nell’anno in cui si celebrava il 150esimo anniversario dell’invenzione della fotografia. Ora è Roberta Valtorta a raccontare il suo lavoro, quello in cui l’artista ha deciso «di non fotografare limitandosi a raccogliere, selezionare e riutilizzare fotografie già esistenti. Il suo concetto di fotografia si allarga a immagini scaricate da internet e dai social network o trovate nei mercatini e negli archivi, ma anche a figurine e ritagli di giornale. Il materiale raccolto e decontestualizzato si carica di nuovi significati diventando altro».

Roberta Valtorta
Joachim Schmid e le fotografie degli altri
2012, Monza
Johan & Levi
88 pp, 14 euro