Iscrizioni, parla il vicepresidente Pitrolo: “Ora rischiano in tanti”

Iscrizioni, parla il vicepresidente
Pitrolo: “Ora rischiano in tanti”
Monza – La Lega Pro sta male: e per trovare una cura che sia efficace occorrono rimedi drastici. Ne siamo convinti un po’ tutti e lo sostiene anche Archimede Pitrolo, vice presidente dell’organismo federale che riunisce prima e seconda divisione. In tutto oggi novanta società: ma domani? La riduzione di organico appare inevitabile. “Adesso vedremo quante società potranno iscriversi” ci spiega senza mezzi termini il dirigente brianzolo (nativo di Seveso e medese d’adozione), “temo che tante società non lo potranno fare. Servono strutture, dirigenti all’altezza, disponibilità economiche: bisogna garantire fondi economici, non è obbligatorio far parte del calcio professionistico se non si hanno le possibilità”. 
Pitrolo è un fiume in piena: del resto la situazione è tetra. “Abbiamo avuto 130 punti di penalizzazione per illeciti amministrativi, giocatori non pagati, casi estremi come Pro Patria, Catanzaro, Sangiovannese, ma ce ne sono pure altre, che non hanno pagato i giocatori… abbiamo avuto il playoff tra Feralpi Salò, società virtuosa, e Pro Patria, che tra l’altro è recidiva: cosa succedeva se fossero passati i giocatori di Busto?”. Cosa ci dobbiamo attendere allora? “Ci sono canoni da rispettare, ci saranno le non iscrizioni. Noi ipotizziamo di arrivare a un massimo di 76 squadre, con 2 gironi da 18 e 2 da 20 per poi proseguire la riforma. In B si fa ancora più fatica, hanno debiti, costi del lavoro pesantissimi. La riforma giusta sarebbe un campionato di A, due di B e tre di C”. 
La falce passerà subito? “Il mio sentore è che a 76 ci arriviamo e non ripescheremo dall’Interregionale. Teniamo anche conto che i ripescaggi costano, non sono un diritto e servono 600.000 euro di fideiussone, altrettanti per il ripescaggio e 200.00 a fondo perso”. Ma non è finita… “Poi si inserisce la vicenda del calcio scommesse: una società potrebbe essere retrocessa o finire in fondo alla classifica. Sono i tempi qui a preoccupare: Palazzi ha promesso inchieste rapide, ma abbiamo la spada di Damocle di tutti i gradi possibili di giudizio”. Nostalgia canaglia… “Una volta il calcio era la partita, ora devi avere un sacco di soldi. Una volta Monza era Giambelli, Cappelletti, Cazzaniga, una volta il calcio coinvolgeva imprenditori, professionisti locali che per passione e riconoscenza verso un territorio erano coinvolti. Oggi? La ricca Monza prima era fallita, poi ha trovato un benefattore bergamasco, adesso chi ha trovato? Non lo so…” L’interrogativo è inquietante.
Saverio Gennaro