Monza – Preghiere che diventano canzoni. Canzoni che fanno incontrare popoli, tradizioni e anche credo diversi. “Torniamo ai giorni del rischio”, questo è il titolo dello spettacolo che andrà in scena sabato 22 dicembre alle 21 al teatro Binario 7 di piazza Turati, ultimo appuntamento dell’anno (solare) della rassegna «Terra». Tutto è partito da un incontro alla Casa della Carità, una struttura d’accoglienza di Milano che nell’arco degli ultimi sette anni ha ospitato persone di novanta nazionalità differenti.
Un progetto originale, dal sapore inevitabilmente multietnico che può contare sulla genialità improvvisativa dei Rom e sulla tecnica e l’esperienza di un quartetto d’archi del Conservatorio di Milano. Ma non solo. A far unire razze e culture differenti ci ha pensato padre David Mario Turoldo, la «coscienza inquieta della Chiesa », come era stato definito il religioso di Coderno, scomparso esattamente venti anni fa (il 6 febbraio del 1992). E il progetto di Ciro Menale, direttore artistico della Casa della Carità, vuole ricordare a suo modo padre Turoldo.
«Tutto è partito dalla struttura di accoglienza – ha piegato Menale – inizialmente ha coinvolto tre musicisti rom. In seguito è stato firmato un accordo con il conservatorio in base al quale si impartivano lezioni di musica ai figli dei rom, e proprio quegli insegnanti sono andati poi a costituire il quartetto d’archi che suonano nello spettacolo». Ma non è finita qui. «A fare da ponte – ha continuato Menale – ci pensano una cantante cubana, un musicista indiano e altri tre musicisti italiani».
Sono questi “I nuovi trovadori”. In scena: Alina Mihai, Renata Mezenov Sa, Germano Cerchi e Persic Iancu. E poi: Raffaele Brancati ai fiati, Arup Kanti Das alle percussioni, Sever Mihai alla fisarmonica e Gianni Cannata al contrabbasso. Infine ci sono i violini di Marta Pistocchi e Pietro Boscacci, il violoncello di Loris Rossi e la viola di Caterina Flores. Lo spettacolo è stato già proposto in diverse occasioni: dal Festival Biblico di Vicenza alla rassegna de «I Teatri del Sacro» a Milano.
I nuovi Trovadori cantano le poesie, quelle scritte da Padre David Maria Turoldo. Nove in tutto. «Non ci sono più stelle sulla nostra città – scriveva il poeta dell’Ordine dei Servi di Maria in “Allora torneremo” – il cielo è di fogna e intorno solo urla di mercanti ». Di qui l’invito ad osare in «Torniamo ai giorni del rischio». Padre Turoldo l’aveva scritta nel periodo che seguì la resistenza, ma l’attualità è sconcertante: «Torniamo a sperare come primavera torna ogni anno a fiorire, torniamo a credere pur se le voci dai pergami persuadono a fatica e altro vento spira di più raffinata barbarie.» Gli uomini hanno bisogno di sperare, hanno bisogno di incontrare nuova gente e nuove culture perché ogni incontro porta nuova ricchezza. E allora davvero, a dispetto di ogni catastrofica profezia dei Maya l’invito di padre Turoldo acquista più forza ed energia: «Torniamo all’amore, pure se anche del familiare, il dubbio ti morde, e solitudine pare invalicabile».
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Giusy Taglia