Forum Unesco: news e cinguettiiL’informazione ai tempi di Twitter

Bastano 140 caratteri per dare una notizia? Se lo sono chiesto al forum mondiale della cultura di Monza parlando di news tradizionali e delle evoluzioni della Rete. Mentre le carta arranca e qualcuno intona già il de profundis.
Forum Unesco: news e cinguettiiL’informazione ai tempi di Twitter

Monza – E il giornalismo? Non è che se la passi meglio, in tempo di informazione online. Perché cambia tutto: tempi, modi, attese. E allora il futuro viaggia in rete. Con tanti equilibri. E a partire dagli strumenti che il web ha creato: anche id questo si è parlato al forum cultura dell’Unesco in Villa reale. Basta un “cinguettio” affidato alla rete per raccontare una notizia? Sono sufficienti 140 caratteri imposti da Twitter ai suoi iscritti per dare voce a una storia?

Le rivolte del Nord Africa di questi mesi sembrano aver posto il definitivo sigillo sul sito nato come un social network e diventato in pochi anni il megafono di una generazione. E proprio del ruolo svolto da Twitter e dai blog si è parlato durante il seminario condotto dalla giornalista inglese del Guardian, Claire Armistead, dedicato alla lotta tra blog e giornali, ovvero il passato e il futuro ormai presente dell’informazione.

«Una piattaforma indispensabile di notizie», così la Armistead ha definito Twitter, considerato sempre più anche da questa parte dell’Oceano uno strumento fondamentale. Un tempo erano le fonti dirette, gli informatori, le testimonianze, miniere insostituibili per ogni cronista; oggi blog, social network, siti, forum e quanto nasconde lo sconfinato mondo della rete sono elementi fondamentali per chi di mestiere fa informazione. «I giornalisti sono ancora attaccati a una struttura arcaica del loro lavoro – ha sottolineato il relatore Eoin Purcell, dell’irlandese Green lamp media -. I giornali di carta richiedono costi altissimi e una complicata rete di distribuzione, su Internet invece tutti possono distribuire qualunque cosa in tempo reale e a tutto il mondo».

Cosa resta però della professionalità e della preparazione? Cosa differenzia un appassionato blogger da un giornalista di esperienza? «Penso sia un errore l’atteggiamento assunto da molti giornali che hanno voluto comportarsi come blogger. La gente non vuole solo opinioni ma desidera leggere approfondimenti e fatti ben raccontati – ha precisato Javier Celaya, spagnolo di DosDoce -. Io curo il mio blog da sette anni ma non mi sono mai considerato un giornalista. A loro, ai giornalisti, spetta il compito di prendere spunto dalle community virtuali, raccogliendo opinioni, pensieri, umori». E allora come sarà e chi farà l’informazione di domani? «È giunto il momento di uccidere la carta stampata e concentrarci sul web», ha sentenziato Purcell nelle due ore di dibattito. Con buona pace del pubblico composto da giornalisti di ogni età e provenienza, che hanno lasciato il convegno con poca voglia di celebrare l’annunciato funerale. Almeno per il momento.
Sarah Valtolina