Elezioni 2013, ecco cosa succederàLa Camera a Bersani, Senato al Pdl

Lo scenario che sembra profilarsi è quello che dipinge la Camera dei Deputati in mano al centrosinistra, grazie ai 340 seggi del premio di maggioranza, e il Senato difficilmente governabile, ma con un leggero vantaggio di seggi per il Pdl.
Elezioni 2013, ecco cosa succederàLa Camera a Bersani, Senato al Pdl
Elezioni politiche

Monza – Lo scenario che sembra profilarsi è quello che dipinge la Camera dei Deputati in mano al centrosinistra, grazie ai 340 seggi del premio di maggioranza, e il Senato difficilmente governabile, ma con un leggero vantaggio di seggi per il Pdl. Dopo la sbronza iniziale degli instant poll delle 15 dal largo del Nazareno (con il responsabile enti locali del Pd Zoggia che parlava di “primo partito”), al Comitato elettorale di Italia Bene Comune, allestito all’Acquario Romano, vicino la Stazione Termini, prevalevano i volti tirati e le bocche cucite man mano che uscivano le proiezioni. Marina Sereni invitava alla cautela, mentre Stefano Fassina spiegava che “non i risultati ma le proiezioni sembrano annunciare gravi problemi per il Paese”.

Pier Luigi Bersani ha seguito prima dalla sua casa nel centro di Roma e poi con i suoi collaboratori i risultati delle elezioni minuto per minuto. I suoi fanno sapere che non parlerà fino a che i dati non si saranno assestati. Off the records spiegano che il leader Pd parlerà solo quando ci sarà la certezza di avere in mano Montecitorio. Silvio Berlusconi, come d’abitudine, segue da Arcore l’evolversi della situazione (a Roma ha parlato il segretario del Pdl, Angelino Alfano).

I suoi a via dell’Umiltà si mostrano molto ottimisti e quello che viene fato filtrare è che loro almeno porteranno a casa la maggioranza relativa al Senato. In pratica una Camera per uno. Sebbene a Montecitorio il centrosinistra avrebbe quella assoluta e a Palazzo Madama il centrodestra avrebbe ‘solò la maggioranza relativa.

Ne deriverebbe uno scenario con 120 senatori per il centrodestra, 120 per il centrosinistra, ma con una ‘forchettà variabile di 10-15 senatori dall’una o dall’altra parte, circa 60 per il MoVimento 5 Stelle e circa 15 per la lista Monti. Dai rispettivi staff viene spiegato che quando Bersani parlerà, ribadirà quanto ha sempre sostenuto, ovvero che “vince chi arriva primo”, lasciando intendere che il terreno principale di scontro è la Camera. Sul fronte opposto il Cavaliere ribadirà che è lui a dare le carte se avrà la maggioranza al Senato.